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Morto Alain Delon: l’infanzia difficile e la consacrazione, Claudia Cardinale: ‘Tancredi è andato a ballare con le stelle’

Alain Delon

Alain Delon

Non si rischia di esagerare se si definisce Alain Delon uno dei più grandi sex symbol della storia del cinema. La sua bellezza, dovuta ai lineamenti angelici uniti a uno sguardo glaciale, ha stregato più di una generazione e oggi sono in tanti a piangerlo.

Morto a 88 anni Alain Delon, l’annuncio dei figli

“Alain Fabien, Anouchka, Anthony, oltre che il suo cane Loubo, hanno l’immensa pena di annunciare la dipartita di loro padre. Si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, con accanto i suoi figli ei suoi familiari… La famiglia vi chiede di rispettare la propria intimità in questo momento di lutto estremamente doloroso” – si legge nella nota stampa della famiglia dell’attore morto domenica 18 agosto all’età di 88 anni.

Era nato a Sceaux, nella regione dell’Île-de-France, l’8 novembre 1935. Scorrendo la sua biografia ci si imbatte, innanzi tutto, in un’ infanzia difficile. Alain ha solo 4 anni quando i genitori si separano e lui viene prima affidato a una famiglia adottiva e, poi, mandato in un collegio di suore. È solo il primo di una serie di istituti che cambieranno a causa della sua intemperanza. A 14 torna a casa, lasca la scuola e inizia a lavorare nella salumeria del compagno della madre. Anche questa esperienza però non dura a lungo: tre anni dopo si arruola nella marina francese e viene destinato in Indocina, nel Sud-Est asiatico.

Da un collegio all’altro dopo la separazione dei genitori, il lavoro in salumeria prima di arruolarsi nella marina francese

 Congedato nel 1956, il giovane Alain iniziò a frequentare a Parigi l’ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo ea recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell’affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici. Fu così che per il giallo di René Clément “Delitto in pieno sole”.  Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impone all’attenzione, quando lo diresse magistralmente in “Rocco ei suoi fratelli” (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma . 

Nel 1963 fu ancora Visconti a scriverlo per “Il Gattopardo“, nel ruolo dell’affascinante Tancredi, nipote del principe di Salina, valorizzato dalla lettura chiaroscurale e barocca del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa elaborata dal regista.

La consacrazione al cinema con Luchino Visconti, il ricordo di Claudia Cardinale

Claudia Cardinale, protagonista con lui del film, è stato tra i primi a ricordarlo. “Il ballo è finito. Tancredi è andato a ballare con le stelle…” – il messaggio inviato alla stampa ricordando il suo partner ne “Il Gattopardo“. L’attrice scrive: “Mi viene chiesto di dire parole…Ma la tristezza è troppo intensa. Mi unisco al dolore dei suoi figli, dei suoi cari, dei suoi fan…”, aggiunge firmandosi “Per sempre tua, Angelica ” con il nome del suo personaggio nel film, Palma d’Oro al Festival di Cannes del 1963. Tra i successi “L’eclisse” di Michelangelo Antonioni; “La piscina” e “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini. 

 In “Borsalino” (1970) di Jacques Deray, il divo ebbe modo di confrontarsi con l’altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell’imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. E proprio con Belmondo già da tempo era in scena sulle cronache di gossip l’immagine della rivalità con Delon, sebbene i due grandi attori si considerassero amici fino alla fine. Dopo la morte lo ha omaggiato con il docu-film  “Belmondo par Belmondo”.

L’amicizia con Jean-Paul Belmondo

In anni più recenti Delon ha rarefatto le sue interpretazioni cinematografiche (tra le più recenti si ricorda quella del 2008 nella pellicola “Asterix alle Olimpiadi”) per dedicarsi essenzialmente alla recitazione televisiva (tra le altre: “Fabio Montale”, 2002; “Le lion “, 2003; “Frank Riva”, 2003-04; “Un mari de trop”, 2010). Il 19 maggio riceve come riconoscimento alla carriera la Palma d’oro onoraria al Festival di Cannes. Un mese dopo  viene colto da un ictus seguito da un’emorragia cerebrale. Poi il linfoma.

Redazione
Redazione
Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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