Tensione alle stelle durante l’esibizione dell’artista israeliana
L’Eurovision Song Contest 2025, in scena quest’anno a Basilea, si è trasformato in un evento non solo musicale ma anche fortemente politico e simbolico. Durante l’esibizione della cantante israeliana Yuval Raphael, sopravvissuta all’attacco del 7 ottobre, alcuni manifestanti hanno tentato di irrompere sul palco, secondo quanto riferiscono i media israeliani. Il gesto è stato prontamente bloccato dal personale di sicurezza, e nessuna delle immagini è stata trasmessa in diretta.
La stessa Raphael, protagonista di una performance intensa e applaudita, potrebbe non essersi accorta dell’accaduto. In un video successivo alla sua esibizione, diffuso dai media israeliani, la cantante appare raggiante e commossa, mentre abbraccia i membri della delegazione israeliana.
L’emittente israeliana: ‘Fieri della performance, no comment su questioni di sicurezza’
L’emittente pubblica Kan, responsabile della partecipazione israeliana all’evento, ha evitato ogni riferimento ai disordini. «Non affronteremo questioni di sicurezza durante l’evento. Siamo molto orgogliosi della performance di Yuval Raphael», ha dichiarato in una nota ufficiale riportata dal Times of Israel.
Ma intanto, al di fuori dell’arena, le tensioni esplodono.
RTVE sfida l’UER: ‘Il silenzio non è un’opzione’
Poco prima dell’inizio della finale, la televisione pubblica spagnola RTVE ha pubblicato sul proprio sito un video silenzioso di 16 secondi, con un messaggio scritto in bianco su sfondo nero:
«Di fronte ai diritti umani, il silenzio non è un’opzione. Pace e giustizia per la Palestina.»
Il gesto è una sfida aperta all’Unione Europea di Radiodiffusione (UER), che aveva ammonito RTVE, minacciando sanzioni punitive nel caso i commentatori avessero nuovamente citato il conflitto tra Israele e Hamas, come già accaduto in semifinale, proprio durante l’esibizione di Yuval Raphael.
Scontri a Basilea: lacrimogeni e idranti contro i manifestanti filo-palestinesi
Nel frattempo, fuori dall’arena, a Basilea, si sono registrati momenti di forte tensione. Decine di manifestanti filo-palestinesi si sono scontrati con la polizia antisommossa, mentre cercavano di marciare attraverso il centro cittadino in segno di protesta contro la partecipazione di Israele all’Eurovision.
Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, tentando di disperdere i gruppi più agitati. Gli scontri si sono verificati pochi minuti prima che Raphael salisse sul palco, mentre la St. Jakobshalle era gremita di spettatori e fan provenienti da tutta Europa.
Non si segnalano feriti gravi, ma l’episodio ha segnato in modo evidente il clima di questa edizione del festival, che si è ritrovato al centro di un vortice geopolitico difficile da ignorare.
Dall’Ucraina un altro messaggio politico: ‘Slava Ukraïni!’
Anche l’Ucraina ha fatto sentire la sua voce. Il gruppo Ziferblat, al termine della loro toccante esibizione rock con il brano “Bird of Pray”, che racconta il dolore della separazione e la speranza di riunirsi ai propri cari, ha urlato a gran voce:
«Slava Ukraïni!»
Un’esclamazione che significa “Gloria all’Ucraina” e che ha subito acceso l’entusiasmo del pubblico, con applausi prolungati.
Anche in questo caso, si tratta di un gesto di forte impatto simbolico, che rievoca il conflitto in corso e ribadisce la volontà del popolo ucraino di resistere e farsi sentire, anche in un contesto musicale.
Eurovision, quando la musica incontra la politica
L’edizione 2025 dell’Eurovision Song Contest dimostra ancora una volta come la manifestazione, nata per unire i popoli nel linguaggio universale della musica, non possa più sottrarsi alla realtà geopolitica del nostro tempo.
La presenza di Israele, la guerra a Gaza, il ruolo dell’Ucraina, la posizione delle emittenti pubbliche, il malcontento delle piazze: tutto si è riversato sul palco e dietro le quinte di un evento che, mai come quest’anno, si è trasformato in una finestra aperta sulle tensioni del mondo contemporaneo.
E mentre le luci si spengono sulla St. Jakobshalle, resta la consapevolezza che l’Eurovision non è soltanto uno show, ma anche uno specchio — e, forse, un campo di battaglia — delle grandi domande della nostra epoca.