Giacca Spalletti Emporio ArmaniLuciano Spalletti

Il ciclo di Spalletti termina senza gloria, il sogno mondiale riparte (forse) da Sir Claudio.

Luciano Spalletti non sarà più il commissario tecnico della Nazionale italiana. La notizia, ufficializzata con una conferenza stampa a Coverciano, è giunta a meno di 24 ore dalla cruciale sfida di qualificazione mondiale contro la Moldavia, in programma al Mapei Stadium. Una decisione che era nell’aria ma che solleva più di un interrogativo sulle modalità con la quale è avvenuta e sulle scelte comunicative della FIGC, con il presidente Gabriele Gravina che ha informato direttamente Spalletti della decisione solo nella tarda serata di ieri.

‘Non sarò più il ct’, Gravina non ha atteso la partita con la Moldavia

“Mi è stato comunicato che dopo la gara contro la Moldavia non sarò più il CT. Prendo atto dell’esonero, motivato dai risultati negativi. Mi dispiace, avrei voluto continuare”, ha dichiarato un visibilmente provato Spalletti, aggiungendo che “si procederà con una risoluzione del contratto”.

Forse sarebbe stato più opportuno attendere la conclusione della gara con la Moldavia o, al contrario, intervenire con maggiore tempestività dopo la pesante sconfitta contro la Norvegia (si poteva mandare in panchina il ct dell’under 21 Nunziata).


I risultati che hanno segnato la fine

Spalletti, reduce da un’avventura difficile e mai davvero decollata sulla panchina azzurra, ha pagato un cammino altalenante nelle qualificazioni mondiali. La pesante battuta d’arresto a Oslo contro una Norvegia solida ma non irresistibile ha definitivamente compromesso la sua posizione. Nonostante ciò, il tecnico di Certaldo ha difeso fino all’ultimo il valore del gruppo:

“Io i miei giocatori li ho sempre ritenuti forti. Se non ho trovato feeling, ditemi nomi e cognomi. Ho cercato di essere meno ossessivo, più amico, dopo l’Europeo. Ma i risultati sono quelli che sono e me ne assumo ogni responsabilità. Ero convinto che sarei arrivato al mondiale”.

Tra autocritica e parole d’amore per la maglia azzurra, Spalletti ha lasciato trasparire un senso di frustrazione per un progetto che, a suo dire, non è riuscito a creare l’unità necessaria con i calciatori:

“Sapevo che ci sarebbero state difficoltà, ma pensavo saremmo diventati un corpo unico. Non ci sono riuscito. Ho visto molti giocatori sotto tono rispetto alle loro reali possibilità”.


Una fine senza gloria e un futuro da scrivere

Domani sera, nella sfida contro la Moldavia, Spalletti guiderà per l’ultima volta l’Italia da bordo campo. Un congedo che il tecnico spera sia dignitoso:

“Vincere e convincere contro la Moldavia non salverà il mio ciclo, ma potrà aprire nel miglior modo quello del mio successore. Ai miei calciatori chiedo di dimostrare il loro valore fino all’ultimo. L’Italia può qualificarsi per il mondiale”.

Luciano Spalletti  ha lasciato la conferenza stampa senza rispondere a un’ultima domanda visibilmente emozionato. Condurrà l’allenamento del pomeriggio e lunedì 9 giugno sarà in panchina azzurra per l’ultima volta. 

Il futuro della panchina azzurra è ancora da definire, ma il nome che più circola – anche per spinta popolare – è quello di Claudio Ranieri. Il tecnico romano, fresco di addio alla Roma come consulente tecnico e reduce dalla salvezza miracolosa con il Cagliari, sarebbe il profilo perfetto per riportare stabilità, equilibrio e un forte senso di appartenenza.

Secondo fonti vicine alla FIGC, Ranieri è in cima alla lista delle preferenze di Gravina, anche se restano da sciogliere alcuni nodi fiscali legati a un precedente contratto con l’Al Nassr. Le alternative restano sullo sfondo: si parla di Daniele De Rossi (profilo giovane, ma già sotto contratto con la Roma), Fabio Cannavaro (ipotesi debole) e Davide Nicola (più suggestione che realtà). Una pista straniera, per ora, appare improbabile.


Conclusione: un’eredità fragile e una Nazionale da ricostruire

Il ciclo Spalletti termina dunque senza acuti, ma con la consapevolezza – ribadita anche in conferenza – di aver “provato a servire la patria, senza invidie e gelosie”. Un’eredità fatta di rimpianti e aspettative disattese, ma anche della lucidità con cui il CT uscente riconosce le proprie responsabilità:

“Non sono soddisfatto. Ho creato problemi al movimento e sono deluso da me stesso. Ma resto convinto che questa squadra possa andare al Mondiale”.

A Coverciano si volta pagina. Il sogno mondiale resta, ma ora serve un nuovo condottiero, capace di ridare entusiasmo, risultati e – soprattutto – identità.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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