Dopo quasi quattro anni dalla morte di Daniela Gaiani, arriva il rinvio a giudizio per il marito Leonardo Magri. La Procura di Bologna non ha dubbi: dietro la morte della donna c’è un omicidio e non un suicidio.
Il dolore mai sopito della famiglia
“È il primo passo verso quella giustizia nella quale crediamo e nella quale confidiamo vivamente.”
Con queste parole, tra la commozione e la tensione, Angela Gaiani — sorella di Daniela — ha commentato la decisione del GUP Salvatore Romito. All’uscita dall’aula del Tribunale di Bologna, la donna ha stretto la mano del proprio avvocato: da quattro lunghi anni attendeva questo momento.
La ricostruzione della Procura
Daniela Gaiani, 58 anni, fu trovata senza vita il 5 settembre 2021 nella sua abitazione di Castello d’Argile, in provincia di Bologna. La prima ipotesi fu quella di un suicidio: la donna venne ritrovata apparentemente impiccata alla spalliera del letto.
Ma fin da subito qualcosa non ha convinto gli inquirenti. La versione fornita dal marito, Leonardo Magri — oggi 63enne — ha presentato diverse incongruenze.
Il pm Augusto Borghini ha ricostruito in aula i tanti elementi anomali:
- Versioni discordanti del marito: prima avrebbe detto all’amante di aver trovato la moglie morta sul divano, poi dichiarò agli inquirenti di averla trovata nel letto solo al risveglio.
- Esiti degli esami medico-legali: la perizia tossicologica ha stabilito che Daniela aveva assunto alcol e farmaci antidepressivi in quantità tali da non essere fisicamente in grado di stringere autonomamente il nodo della corda.
- I rilievi del Ris: la fettuccia utilizzata per il presunto impiccamento non presenta segni di compressione tipici di un suicidio, ma elementi compatibili con uno strangolamento manuale.
Per il pubblico ministero, quindi, l’ipotesi dell’omicidio è chiara: Magri avrebbe ucciso la moglie perché rappresentava un ostacolo alla sua nuova relazione con un’altra donna più giovane.
I capi d’accusa e la data del processo
Leonardo Magri è stato rinviato a giudizio per omicidio aggravato dalla relazione sentimentale e dai futili motivi. Secondo la ricostruzione accusatoria, avrebbe pianificato il delitto per liberarsi della moglie e vivere serenamente la nuova storia d’amore.
Il processo inizierà il prossimo 24 settembre davanti alla Corte d’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Fabio Cosentino.
La difesa punta ancora sul suicidio
L’avvocato difensore di Magri, Ermanno Corso, continua però a sostenere l’innocenza del suo assistito:
“Si tratta di un suicidio. Confido che il dibattimento lo dimostrerà.”
In aula, tuttavia, la stessa difesa ha introdotto un elemento ambiguo, ammettendo che “non si è trattato di impiccamento”, lasciando così aperta una possibile contraddizione interna.
L’avvocato di parte civile: “Ancora più convinti della sua colpevolezza”
I legali dei familiari della vittima, Daniele Nicolin e Valentina Niccoli, sono invece determinati:
“Questa udienza ha rafforzato il nostro convincimento sulla colpevolezza dell’imputato. I punti oscuri sono ormai troppi e le prove oggettive pesano.”
Una lunga battaglia per la verità
Per i familiari di Daniela, il rinvio a giudizio rappresenta il primo vero passo in una dolorosa battaglia giudiziaria iniziata quattro anni fa e che ora punta a stabilire con certezza se quel giorno nella casa di Castello d’Argile si sia consumato un tragico femminicidio.
“Daniela era una donna fragile ma serena. Non si sarebbe mai tolta la vita”, ripetono i parenti.