Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin a Dentro la notizia: ‘Non ho nulla da nascondere’
A quasi tre anni dalla scomparsa e dalla tragica scoperta del corpo di Liliana Resinovich, il caso continua ad alimentare domande e sospetti. Sebastiano Visintin, marito della donna e unico indagato, torna a parlare pubblicamente, respingendo ogni accusa: “Non ho niente a che fare con la morte di mia moglie”, ha dichiarato in diretta su Canale 5, nel programma Dentro la notizia.
Il giallo di Trieste – iniziato il 14 dicembre 2021 con la scomparsa di Resinovich e proseguito il 5 gennaio 2022 con il ritrovamento del cadavere in un boschetto dell’ex ospedale psichiatrico – resta ancora senza una verità processuale. Il corpo, rinvenuto in due sacchi neri con un sacchetto in testa, non ha mai permesso di chiarire in modo definitivo se si sia trattato di suicidio o di omicidio.
Le parole di Visintin
“Se Claudio Sterpin ha qualcosa da dire, lo dica agli inquirenti”, ha affermato Visintin, riferendosi all’uomo che in passato aveva avuto una relazione con Liliana. “Noi abbiamo determinate cose e determinate ricostruzioni. Al momento giusto, io e i miei avvocati tireremo fuori i nostri assi”.
Il marito della donna ribadisce la sua estraneità ai fatti: “Io sono sereno, non ho nulla da nascondere. Se davvero c’è un assassino di Liliana, provo solo disprezzo per chi ha distrutto la mia vita e 32 anni di matrimonio”.
Il nodo del telefono
L’attenzione della procura, intanto, si concentra su un oggetto che potrebbe rivelarsi decisivo: un telefono cellulare appartenuto a Visintin e regalato a un’amica nel novembre 2022. Il dispositivo è stato sequestrato l’anno successivo e ora la pm Ilaria Iozzi ha disposto accertamenti tecnici per recuperare eventuali dati utili alle indagini.
Il telefono era finito nelle mani di Paola Calabrese, youtuber appassionata di cronaca nera, che aveva conosciuto Visintin pochi mesi dopo la morte di Liliana. “Il mio cellulare si era rotto – ha raccontato – e lui mi regalò questo Samsung, dicendo che era ricondizionato. Solo dopo ho capito che era uno dei suoi telefoni”.
La testimonianza della youtuber Paola Calabrese
Calabrese ha spiegato di aver utilizzato lo smartphone per il suo canale, ignara del suo legame con l’inchiesta. “Quando ho scoperto che era il telefono dell’epoca dei fatti, sono rimasta scioccata. Mi aveva detto: fai conto che te l’abbiamo regalato io e Liliana. Io l’ho acceso, era vuoto, e l’ho usato normalmente. Poi, quando lui ha iniziato a parlarne sui social, l’ho consegnato agli inquirenti”.
Sulle motivazioni del gesto, la donna ipotizza una leggerezza: “Credo che Sebastiano faccia le cose senza pensare. Non credo volesse nascondere nulla”.
Un’inchiesta ancora aperta
Per gli investigatori, quel telefono potrebbe contenere tracce digitali utili a ricostruire i movimenti e i contatti di Visintin. Le tecnologie attuali consentono infatti di recuperare dati anche molto datati, aprendo la possibilità di scoprire elementi finora rimasti nascosti.
Il giallo resta irrisolto. Gli inquirenti non escludono nessuna pista: dall’ipotesi di un gesto volontario, mai del tutto dimostrato, a quella dell’omicidio. In mezzo, i silenzi e le accuse incrociate tra i protagonisti, che mantengono alta l’attenzione dell’opinione pubblica.
La battaglia legale e mediatica
Negli ultimi due anni, il caso Resinovich è uscito dalle aule giudiziarie per approdare nei salotti televisivi, con interviste, dichiarazioni e controaccuse che hanno reso ancora più complesso distinguere tra cronaca e spettacolo mediatico.
Visintin, spesso presente in trasmissioni nazionali, continua a ribadire la propria innocenza e a difendersi dalle insinuazioni. Ma la sua figura resta centrale nelle indagini, sia per la vicinanza alla vittima sia per le contraddizioni che, secondo alcuni osservatori, emergerebbero dal suo comportamento.