Tatiana Tramacere rompe il silenzio a Chi l’ha visto: ‘Non è stata una bravata’
«Chiedo scusa a tutti: alla mia famiglia, alle forze dell’ordine, a ogni cittadino di Nardò». Sono queste le prime parole che Tatiana Tramacere ha affidato alla trasmissione Chi l’ha visto? che ha anticipato una breve dichiarazione dell’intervista che andrà in onda nel corso della puntata del 10 dicembre.
Undici giorni dopo una sparizione che ha tenuto con il fiato sospeso tutta la Puglia e buona parte d’Italia. Una frase secca, contrita, che però non chiarisce del tutto il perché di quell’allontanamento volontario e della scelta di non farsi trovare, pur sapendo che la sua scomparsa aveva generato una macchina investigativa enorme.
Un allontanamento che prova a spiegare con una situazione di disagio che sta vivendo. “La mia scomparsa non è stata una bravata o un gesto per attirare l’attenzione come pensano molti, ma è nata da una battaglia interiore che porto avanti da quasi due anni. Una guerra silenziosa che a tratti mi spezza, che non ho ancora imparato a nominare senza tremare” – ha spiegato.
‘Solo perché scrivo poesie si può pensare che voglio diventare famosa? Dragos mi ha protetta’
“Ho sentito, visto ed ho chiuso tutti i profili. Solo perché scrivo frasi di poesie si può pensare che io voglio diventare famosa? La gente può pensare quello che vuole io so quello che ho fatto e perché l’ho fatto. Ci sono questioni personali, fisiche, da due anni affronto qualcosa” – ha aggiunto durante l’intervista all’invia di Chi l’ha visto. “Quando si avvicina il giorno di un controllo, scappo. Evito di affrontare la cosa. Dragos non mi ha giudicato, mi ha ascoltato ed accolto, non ha fatto nulla. Mi ha protetto ed aiutato”.
Social cancellati, pressione pubblica e fuga digitale
Tatiana Tramacere è tornata ma non è tornata davvero. Chiusa in casa, protetta dalla famiglia, ha chiuso anche le finestre virtuali: Facebook blindato, Instagram sparito, cancellato sia il profilo ufficiale sia quello “cacciatrice di emozioni”. Sotto i vecchi post erano stati condivisi commenti duri, amarissimi. C’è chi la perdona, ma più spesso la accusa. Nardò si è sentita tradita, messa in allarme, mobilitata senza motivo. O almeno, senza motivo dichiarato.
Dragos, “nessuna denuncia”: ma la Procura non archivia
Il nodo resta Dragos Ioan Gheormescu, l’amico che l’ha ospitata e nascosta nella mansarda. Il legale della famiglia ribadisce: «Nessuna denuncia». Ma la Procura di Lecce non chiude il fascicolo. Il telefono di Dragos resta sotto sequestro: unico ponte possibile tra i giorni dell’assenza e la verità che Tatiana non racconta. Le versioni coincidono, dicono gli inquirenti, ma verifiche e incroci proseguono.
La Procura vuole capire se dietro l’allontanamento ci sia solo una “pausa dalla vita” o qualcos’altro: pressioni, vulnerabilità, conflitti. Tatiana non parla e i magistrati, per ora, non archiviano.
Nardò tra pietà e irritazione: serve una spiegazione
Dopo undici giorni di ricerche, droni, appelli televisivi, segnalazioni e controlli capillari, la città oggi è spaccata: tra chi invoca comprensione e chi pretende la verità. Tatiana chiede scusa, sì, ma non spiega. Dragos tace. La famiglia costruisce protezione e silenzio. È un muro morbido, ma pur sempre un muro.
Il frammento diffuso da Chi l’ha visto? questa sera potrebbe non bastare a dissolvere interrogativi che restano sospesi. «Proteggiamo Tatiana», ha detto più volte la famiglia. Ma l’eco di quei giorni, la mobilitazione dell’intera comunità di Nardò e il clamore digitale chiedono ancora un chiarimento.
Intanto i social – quelli che l’hanno cercata, condivisa, sorvegliata – diventano il tribunale che lei sta provando a scavalcare cancellandosi. Una scelta che però, nell’era della traccia digitale permanente, difficilmente potrà bastare.

