Alan Leandro da Silva era rimasto incastrato mentre tentava di evadere dal carcereAlan Leandro da Silva era rimasto incastrato mentre tentava di evadere dal carcere

Un piano di fuga andato male a Rio Branco

Un detenuto brasiliano è rimasto incastrato in un buco scavato nel muro della propria cella durante un tentativo di evasione finito male. L’episodio è avvenuto lunedì 16 giugno 2025 nel carcere Francisco de Oliveira Conde di Rio Branco, capitale dello Stato di Acre. Protagonista dell’insolita vicenda è Alan Leandro da Silva, 29 anni, recluso nella cella 13 del padiglione R.

Da Silva aveva cercato di aprirsi un varco nel muro utilizzando strumenti di fortuna come un manico di scopa, un chiodo e frammenti di piastrelle. Dopo due giorni di scavi, ha provato a passare, ma è rimasto incastrato a metà, con il torso bloccato nella struttura in cemento armato.


Liberato dai pompieri, illeso ma incriminato

Le guardie carcerarie, insospettite dai movimenti nella cella, hanno scoperto il tentativo di fuga e allertato i vigili del fuoco. Il recupero è stato complicato: il detenuto era a torso nudo e appeso, con la parte superiore del corpo piegata. Gli operatori sono intervenuti con un trapano per liberarlo senza causargli ferite. Da Silva è stato poi visitato dai sanitari e riaccompagnato in cella.

L’intervento ha evitato danni maggiori, ma l’evasione fallita ha avuto comunque conseguenze: il detenuto è stato trasferito alla stazione di polizia per essere interrogato, insieme agli altri occupanti della cella, sospettati di complicità.


Indagini sulle falle nella sicurezza

Resta aperta la questione di come il detenuto sia riuscito a procurarsi gli attrezzi e a scavare senza essere notato. Le autorità stanno ora indagando sulle eventuali responsabilità del personale di sorveglianza e sulla sicurezza della struttura.

Da Silva e i presunti complici dovranno rispondere di tentata evasione e danneggiamento di proprietà pubblica. Il caso ha sollevato interrogativi sull’efficienza del sistema penitenziario brasiliano e sulla capacità di prevenire fughe anche rudimentali ma ben orchestrate.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *