Alberto Stasi con l'avvocato Giada BocellariAlberto Stasi con l'avvocato Giada Bocellari

Incidente probatorio chiuso, la difesa parla di svolta mentre l’aula diventa il centro del caso

Alberto Stasi lascia ancora una volta il tribunale di Pavia circondato da telecamere, microfoni e sguardi. Silenzioso, apparentemente sereno, chiede solo di poter andare via: «Per favore, abbiate pazienza». Ma attorno a lui, nell’ultima giornata dell’incidente probatorio sul delitto di Garlasco, si consuma molto più di una semplice udienza tecnica: si riapre una frattura giudiziaria, mediatica ed emotiva che dura da diciotto anni.

A segnare il punto, almeno per la difesa, sono le parole dell’avvocata Giada Bocellari: «Oggi è stato chiarito definitivamente che Alberto Stasi è escluso dalle tracce di Dna». Una frase che pesa come un macigno nel fascicolo di uno dei casi più discussi della cronaca giudiziaria italiana.

Dna sulle unghie di Chiara Poggi: cosa ha detto la perizia

La perita nominata dalla gip Daniela Garlaschelli, la genetista Denise Albani, ha illustrato le conclusioni di un elaborato di oltre novanta pagine. Sulle unghie di Chiara Poggi sono presenti almeno tre profili genetici maschili, provenienti da donatori diversi e non identificati. Tracce definite “parziali, miste e non consolidate”.

Due profili aplotipici non consentono di escludere Andrea Sempio come possibile contributore, mentre un terzo risultato lo esclude. Ma soprattutto – secondo la difesa di Stasi – viene definitivamente esclusa la riconducibilità di quelle tracce ad Alberto Stasi, superando la perizia dell’allora consulente Francesco De Stefano, che parlava di Dna degradato e non escludibile.

Bocellari: “È un dato processuale, non una condanna per Sempio”

L’avvocata Bocellari invita alla cautela: «Non è che Andrea Sempio verrà condannato per il Dna. Non verrà forse neanche rinviato a giudizio solo per questo elemento». Tuttavia, sottolinea come il dato genetico sia ormai una prova processuale a tutti gli effetti, che dovrà essere valutata dalla Procura di Pavia al termine delle indagini.

Un passaggio chiave anche in vista di una possibile richiesta di revisione del processo che ha portato Stasi alla condanna definitiva a 16 anni.

La presenza di Stasi in aula e lo scontro procedurale

La giornata è stata segnata anche da una tensione procedurale. L’avvocato Francesco Compagna, legale di Marco Poggi, ha chiesto che Stasi uscisse dall’aula perché «non è né persona offesa né indagato» nella nuova inchiesta. La gip ha respinto la richiesta, definendola «irrilevante e tardiva», riconoscendo Stasi come “terzo interessato”.

Una decisione che ha alimentato il dibattito, anche tra i legali di Andrea Sempio che però non si sono opposti.  “Confesso che non mi aspettavo oggi la presenza di Alberto Stasi. Però non mi sono opposto, perchè si è trattato di una presenza, sia pur passiva, di chi è interessato all’espletamento della prova. Non mi sembrava potessero esserci controindicazioni alla sua presenza” – ha dichiarato l’avvocato Liborio Cataliotti. Per Domenico Aiello, legale dell’ex procuratore Mario Venditti, è una nuova “grave violazione del codice di procedura penale”. 

“Ma c’è Stasi”: il tribunale come palcoscenico mediatico

Fuori dall’aula, la scena è quasi surreale. «Manco una rockstar», commenta un avventore al bar vicino al tribunale. I fotografi si accalcano, le telecamere lo inseguono. L’immagine di Stasi – ex studente della Bocconi, laureato in carcere – sembra ormai quella di un “innocente condannato” agli occhi di parte dell’opinione pubblica.

Un contrasto netto con l’agosto 2007, quando usciva dagli interrogatori da principale sospettato, sussurrando «Non mi schiacciate».

La famiglia Poggi: “Basta attenzione morbosa”

Durissime le parole dell’avvocato Compagna: «La famiglia di Chiara Poggi non ne può più di questa attenzione morbosa». Denuncia insulti e attacchi personali sui social e chiede maggiore riservatezza. Più distaccato Gian Luigi Tizzoni: «Vedere Stasi non mi ha fatto alcun effetto». Annuncia il deposito delle conclusioni sui monili indossati dalla vittima.

Cosa succede ora: nuove perizie e scenari aperti

Chiusa la fase genetica, l’indagine guarda avanti. La gip trasmetterà gli esiti ai pm guidati da Fabio Napoleone. In arrivo potrebbero esserci snodi decisivi: dalla consulenza del medico legale Cristina Cattaneo, che potrebbe rivedere l’orario della morte, fino alla Blood Pattern Analysis secretata.

Elementi che potrebbero rafforzare o indebolire definitivamente l’impianto accusatorio che ha portato alla condanna di Stasi. La partita, giudiziaria e simbolica, è tutt’altro che chiusa.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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