Il frontman dei PatagarriIl frontman dei Patagarri

Una maratona musicale lunga undici ore ha riempito piazza San Giovanni a Roma in occasione del Concertone del Primo Maggio 2025, tra entusiasmo, denuncia e riflessioni profonde. La 35ª edizione dell’evento, organizzato da CGIL, CISL e UIL, ha avuto come tema centrale la sicurezza nei luoghi di lavoro, sotto lo slogan “Uniti per un lavoro sicuro”.

Musica e denuncia sociale sotto il sole di Roma

Sotto un sole estivo, migliaia di giovani provenienti da tutta Italia hanno trasformato la piazza in un campeggio urbano. Teli da spiaggia, ombrelloni e panini al sacco hanno fatto da contorno a un evento che si è confermato crocevia di musica, lotte sociali e memoria collettiva.

Il palco è stato condotto dal trio Noemi, Ermal Meta e BigMama, affiancati dal professore-star dei social Vincenzo Schettini, noto per la sua capacità di spiegare la fisica con semplicità e passione. In apertura, spazio ai giovani emergenti con i vincitori del contest 1MNEXT: Cordio, Dinìche, Fellow con Cyrus, Cosmonauti Borghesi, Joao Ratini, Save Our Souls e Vincenzo Capua.

“Sul lavoro troppe morti”: l’appello di Ermal Meta

“Chi va a lavorare deve avere la certezza di tornare a casa”, ha detto Ermal Meta dal palco, sintetizzando con efficacia il cuore del messaggio lanciato dai sindacati. Parole forti, cariche di indignazione e verità, in un’Italia dove infortuni e morti sul lavoro continuano a essere una piaga quotidiana.

Non è mancato un omaggio a Francesco De Gregori, con la lettura del testo di Pablo da parte di Noemi e Meta: “Raccontava la storia di un lavoratore spagnolo caduto in Svizzera. Dopo 50 anni, quella canzone parla ancora a troppi lavoratori italiani di oggi”.

Politica e Palestina: il grido “Free Palestine” scuote la piazza

Momento autenticamente politico del Concertone è stato l’intervento dei Patagarri, che al termine del brano Hava Nagila hanno lanciato lo slogan “Free Palestine, Palestina libera”. Una presa di posizione netta, accolta da un’ovazione che ha spaccato l’atmosfera fino ad allora più ordinata. Il brano tradizionale ebraico, risalente al 1918 e legato alla dichiarazione Balfour, è stato trasformato in un inno di pace e di lotta per l’autodeterminazione.

Le parole dei Patagarri hanno ridato slancio politico a un Concertone che, fino a quel momento, sembrava aver scelto un profilo più sobrio e istituzionale. Il gesto è stato interpretato da molti come una necessaria rottura dei binari “canonici” imposti dal contesto istituzionale.

“Appropriarsi della nostra cultura, delle melodie a noi più care, per invocare la nostra distruzione, è ignobile. C’è qualcosa di davvero sinistro, macabro, nell’esibizione dei Patagarri”. Così Victor Fadlun, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, contestando il fatto che durante la sua esibizione il frontman dei Patagarri ha preso posizione sul conflitto in Medioriente, scandendo “Palestina libera” e “Free Palestine”

L’omaggio a Papa Francesco: “La musica è strumento di pace”

Non solo politica. Anche la spiritualità ha trovato spazio. Papa Francesco è stato omaggiato con una citazione delle sue parole:

“La musica è bellezza e strumento di pace, una lingua che tutti i popoli parlano, e raggiunge tutti i cuori”.

Parole risuonate con forza nella piazza già piena dal primo pomeriggio, testimoniando il desiderio di unire la musica a valori universali come la pace e la dignità umana.

Carl Brave: “Bisogna usare le parole giuste nella musica”

Tra gli artisti saliti sul palco anche Carl Brave, che ha parlato con l’Adnkronos dell’impatto del linguaggio musicale sui giovani.

“Sono d’accordo con l’appello di Gino Cecchettin: serve un linguaggio più consapevole. I testi devono portare positività”.

Il cantautore romano ha anche toccato il tema della salute mentale nel mondo dello spettacolo, evidenziando come molti giovani artisti oggi abbiano bisogno di supporto psicologico.

“Molti ragazzi vivono situazioni di disagio. Va fatto un lavoro profondo per aiutarli”, ha concluso.

Leo Gassmann e “Bella Ciao”: l’inizio nel segno della memoria

In apertura del Concertone, le note di Bella Ciao eseguite da Leo Gassmann hanno dato il via a una giornata che ha cercato di coniugare memoria, presente e impegno. Una scelta simbolica e coerente con la tradizione del Primo Maggio, che da sempre richiama le radici antifasciste e popolari del mondo del lavoro in Italia.

BigMama ha denunciato l’odio sui social. “Ci tenevo a fare uno dei miei discorsi. Di solito tendo a difendere le persone, a giustificare gli altri, però adesso sono piena rasa. Nell’ultimo periodo c’è tantissimo odio. Oggi parlerò dell’hating, quindi tutte le persone che si sentono libere di commentare negativamente qualsiasi cosa tu faccia nella vita. Io non ce la faccio più. Tutto sta diventando troppo esagerato. Io mi chiedo la motivazione dov’è?”, ha detto la cantante da piazza San Giovanni.

BigMama e l’odio sui social

“Come fate a buttare tutto quest’odio addosso a una ragazzina, che ne sapete qual è la mia storia, la storia del mio corpo. Il mio è un corpo che mi ha dato e tolto tanto, è un corpo che mi ha fatta soffrire, che a 20 anni mi ha chiuso in un ospedale a fare le chemioterapie eppure io lo perdono, mi fate capire perché non potete perdonarlo voi? vedete questi commenti guardateli bene e pensate ‘meno male che io non sono così'”

Problema tecnico per Gazzelle e interruzione

Un problema tecnico ha impedito l’inizio dell’esibizione di Gazzelle del 1 Maggio. Per prendere tempo, il cantante ha salutato la mamma. L’inconveniente ha costretto il presentatore Vincenzo Schettini a tornare sul palco ed è stata mandata la pubblicità


Il Concertone 2025 si è confermato un evento popolare, inclusivo e politicamente vivo, capace di parlare a diverse generazioni. Dalla sicurezza sul lavoro alla libertà dei popoli, dalla memoria storica al disagio giovanile, ogni tema è passato per quel palco, che ancora una volta si è fatto lente di ingrandimento su un’Italia che cambia, soffre, ma continua a cercare voce e ascolto.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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