Anna ChitiAnna Chiti

Doveva essere l’inizio di un sogno, si è trasformato in una tragedia. Anna Chiti, studentessa 17enne del liceo nautico di Venezia, è morta nel suo primo giorno di tirocinio a bordo di un catamarano alla Marina di Sant’Elena, a Venezia. Originaria di Treviso, la ragazza è scivolata in mare durante una festa in costume a bordo dell’imbarcazione.

Scivola dal catamarano e resta impigliata con una cima nell’elica: fatale un trauma alla testa

Amava il mare, la vela, in particolare, Anna Chiti che disegnava già un futuro a bordo delle navi, in giro per il mondo, si è fermato invece ieri sera su un catamarano già attraccato nella darsena di Sant’Elena

Secondo le ricostruzioni, a farla cadere sarebbero state le onde provocate dal vento forte. Una volta in acqua, è rimasta impigliata con una cima all’elica del catamarano. Il comandante si è tuffato nel tentativo di salvarla, ma non è riuscito a liberarla. All’arrivo dei vigili del fuoco, Anna era già in stato critico. I soccorsi del Suem 118 hanno tentato a lungo la rianimazione, ma la ragazza è deceduta per un trauma cranico causato dall’urto con l’elica.

La notizia ha sconvolto la comunità scolastica veneta. Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Marco Bussetti, ha espresso il cordoglio di tutto il mondo dell’istruzione: “Una vita spezzata nel pieno del percorso formativo, colpita mentre coltivava la sua passione per il mare”.

Amava la vela, sognava una carriera nel settore nautico. Proprio mentre si celebrava la Giornata mondiale delle Donne nel settore marittimo, la morte di Anna lascia un vuoto enorme. La polizia sta ascoltando i testimoni per ricostruire l’esatta dinamica della tragedia.

Il catamarano dal quale è caduta Anna Chiti
Il catamarano dal quale è caduta Anna Chiti

‘Voglio la verità, mia figlia non doveva fare nessuna manovra’

“Voglio la verità, mia figlia non doveva fare nessuna manovra. Per una barca di quelle dimensioni, che porta in giro i turisti, ci voleva più personale”. Sono parole di rabbia quelle di Umberto Chiti, il papà di Anna. “Ci voleva più personale – dice l’uomo alla ‘Nuova Venezia’ – invece lei era da sola, col marinaio, e da quanto sapevo, era stata presa perché parlava molto bene l’inglese ma non era ancora pronta per tenere una barca o fare altro”. 

“Era una ragazza piena di vita, appassionata – la ricorda il preside dell’istituto nautico ‘Vendramin Corner’, Michelangelo Lamonica – Oltre ad avere buoni voti, si impegnava anche in attività ‘peer to peer’ con gli studenti più piccoli, per aiutarli nelle materia in cui avevano difficoltà”.

Era appena rientrata da un viaggio da Dublino

Fra un anno, al termine del corso di studi, indirizzo ‘trasporti e logistica e conduzione del mezzo marino’, sarebbe diventata allievo ufficiale di coperta. Quello di marinaia su un catamarano charter era solo un modo per fare esperienza, e guadagnare qualcosa.

Lei era entusiasta di questa prima esperienza come componente di un vero equipaggio, e in serata – era il suo primo giorno – avrebbe saputo se veniva confermata a bordo del catamarano. Anna, spiega ancora il dirigente scolastico, era appena tornata da un viaggio a Dublino, con un gruppi di compagni di scuola, dove avevano seguito un corso di perfezionamento della lingua inglese. Nelle scorse ore alcuni suoi amici hanno voluto portare un mazzo di fiori sul molo della tragedia.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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