Manuela e il papà Ciro RapuanoManuela e il papà Ciro Rapuano

L’intervista a La vita in diretta: Manuela Rapuano racconta la sua verità, la reazione dei parenti è durissima

Manuela Rapuano, la figlia minore di Ciro Rapuano, l’uomo di 59 anni ucciso a coltellate lo scorso 4 settembre nel rione Forcella a Napoli, ha rotto il silenzio rompendo una spaccatura familiare già profonda. Esclusa dalla cerimonia funebre e assente dai manifesti commemorativi, la 28enne ha rilasciato un’intervista al programma televisivo La vita in diretta del 16 settembre in cui respinge le accuse mosse contro di lei dai congiunti e punta il dito contro la madre, Lucia Salemme, 58 anni, accusata — e secondo quanto già riportato dagli inquirenti anche confessata — dell’omicidio con oltre 100 coltellate.

«Non stavano litigando»: la versione di Manuela e la scena raccontata in diretta

Manuela ha spiegato che era in casa la notte del delitto: «Io non stavo dormendo, stavo in cameretta mia, nel letto vicino a mia figlia» – ha detto all’inviato. «Non stavano litigando — ha aggiunto — mio padre era stanco, era rientrato da lavoro e si era messo a letto dopo aver mangiato. Ho sentito un odore forte, come di spray insetticida, poi ho udito un ‘Oh’, l’unica parola che ha detto mio padre quella notte. Ho sentito dei passi come qualcuno che cammina in una pozzanghera. Poi le parole: “bastardo… quello che hai fatto ai miei figli, ai miei nipoti, a me da 60 anni. Devi morire, morire”».

La giovane racconta di essere intervenuta per fermare la madre: «Mi sono buttata sopra di lei e le ho detto di fermarsi. Mi ha detto che mi avrebbe uccisa anche a me». E, secondo il suo racconto, la donna avrebbe terminato con una frase che — sostiene Manuela — le è rimasta impressa: «Si sentiva soddisfatta, diceva “ce l’ho fatta”».

Manuela ha ribadito con forza che «non c’è stata alcuna lite» propedeutica a quanto poi accaduto: «Mio padre ha il vocione — ha detto — se ci fosse stata una colluttazione l’avrei sentito».

L’esclusione dal funerale, i soldi spariti e l’accusa della famiglia

Il clima in famiglia è esploso dopo l’omicidio. Manuela ha denunciato di essere stata esclusa dal funerale e di non comparire sul manifesto funebre: «La famiglia ha iniziato a puntarmi il dito sostenendo che non dicevo la verità ma io l’ho detto fin dal primo momento. Non ci sono andata per tutelare mia figlia. Ho visto attorno alla bara persone che non lo vedevano da anni». Ha definito il padre «un uomo che mi ha rimproverato e mi ha reso più forte», e ha affermato di essere orgogliosa di essere sua figlia.

Nel corso dell’intervista la 28enne ha anche affrontato il tema dei risparmi familiari: «Mio padre aveva 400mila euro che sono spariti — ha detto — a me piaceva comprare borse e vestiti, ma anche mia madre ha usato soldi di papà. Lui si era arrabbiato perché riteneva che non fosse stata un buon genitore». Manuela ha rivolto un appello diretto alla madre: «Non mentire più, ci stai facendo solo soffrire, soprattutto stai facendo soffrire me».

La replica dei parenti e lo scontro pubblico sui social

Le parole di Manuela non hanno placato la rabbia dei congiunti. Su Facebook è esplosa la polemica: la zia Rosaria ha attaccato duramente la nipote, pubblicando messaggi minacciosi nei confronti di chi — a suo dire — avrebbe sottratto denaro e contribuito al disordine familiare. «Quelle 107 coltellate che avete dato al babbo ve le farò uscire. Sarò il vostro incubo fin quando non direte la verità», si legge in uno dei post citati dai familiari.

I parenti contestano a Manuela di non essersi «schierata» con la sorella maggiore Valentina, presente al funerale, e l’accusano di non aver raccontato tutto agli inquirenti oltre il pesante ammanco dei soldi. La tensione fra le parti è palpabile: la ricostruzione dei fatti è al centro dell’indagine della Procura, mentre la famiglia rimane lacerata tra accuse reciproche e il dolore per una morte violenta.

Lo stato delle indagini

La vicenda è ora nelle mani degli inquirenti napoletani: la moglie, Lucia Salemme, è indagata per omicidio volontario aggravato e si trova in carcere. Le dichiarazioni rilasciate dai familiari — comprese quelle di Manuela — verranno valutate dagli investigatori nell’ambito del fascicolo aperto dalla Procura. Sarà l’attività istruttoria, e in prospettiva il processo, a chiarire dinamiche, responsabilità e soprattutto il percorso che ha portato a una tragedia così cruenta e a una rottura familiare senza precedenti.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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