La denuncia della consigliera Garau
“Inaccettabile e inumano – ha scritto Garau in un post su Facebook – pensare di arrivare all’ospedale Sirai con una frattura al femore, permanere nel corridoio o in astanteria per 13 giorni e cessare di vivere lì, senza essere mai ricoverati, perché non ci sarebbero stati posti letto disponibili quando il reparto esiste ma è chiuso. Tutto questo merita sdegno e risposte immediate”.
Secondo la sua ricostruzione, la donna era arrivata il 22 ottobre al pronto soccorso, accompagnata dal 118, dopo una caduta accidentale nella sua abitazione. La paziente, con frattura al femore, sarebbe rimasta in astanteria per quasi due settimane, fino al decesso avvenuto il 2 novembre 2025.
La versione dell’ospedale Sirai
La Direzione sanitaria del Sirai, in una nota ufficiale, ha precisato che la paziente “è stata presa regolarmente in carico dal Pronto Soccorso dopo essere giunta accompagnata dal 118.
All’ingresso è stata immediatamente sottoposta a tutti gli esami diagnostici (radiografia e TC) e alle consulenze specialistiche necessarie (ortopedica, neurologica, neurochirurgica) che hanno evidenziato una frattura del femore e un complesso quadro clinico preesistente”.
La nota conclude sottolineando che “il personale sanitario ha garantito assistenza e monitoraggio continuo fino al decesso della paziente”.
L’intervento della Regione Sardegna
L’assessorato regionale alla Sanità, guidato da Armando Bartolazzi, ha disposto una relazione dettagliata alla Asl del Sulcis-Iglesiente, chiedendo di chiarire:
- le circostanze che hanno portato al mancato ricovero nel reparto specialistico;
- i provvedimenti adottati dall’azienda sanitaria per evitare danni al paziente;
- le motivazioni del mancato trasferimento presso altre strutture, anche fuori regione, tramite il bed manager regionale;
- e infine, la ricostruzione completa del decesso.
“Preso atto delle informazioni sinora acquisite – fa sapere la Regione – proseguiremo le verifiche attraverso l’attivazione di tutte le procedure previste, per accertare la dinamica dei fatti e individuare eventuali responsabilità, garantendo il pieno rispetto del diritto alla salute dei cittadini”.
Una vicenda che riaccende il tema della sanità nel Sulcis
Il caso di Carbonia riapre il dibattito sullo stato della sanità pubblica nel Sulcis, tra carenze di personale, reparti chiusi e pronto soccorso in affanno.
L’ospedale Sirai, già oggetto di segnalazioni nei mesi scorsi, viene nuovamente indicato come simbolo delle difficoltà di una rete ospedaliera che, in alcune aree, fatica a garantire cure tempestive e posti letto sufficienti.

