Giulia CecchettinGiulia Cecchettin

Giulia Tramontano, Giulia Cecchettin e Mariella Anastasi le opzioni dell’incredibile chat

«Chi si meritava di più di essere uccisa?». È la domanda agghiacciante comparsa in un sondaggio pubblicato in una chat tra studenti di una scuola superiore di Bassano del Grappa. Le opzioni proposte erano i nomi di tre vittime di femminicidio: Giulia Tramontano, Giulia Cecchettin e Mariella Anastasi.

Il sondaggio, durato pochi secondi, è stato subito cancellato. Ma uno screenshot, diventato virale, ha immortalato il contenuto e dato il via a un’ondata di sdegno pubblico. Nella chat si sentono anche delle risate.

Le scuse dello studente

Il giovane autore del gesto, tramite il suo avvocato, ha diffuso una lettera di scuse: «Sono profondamente mortificato. Mi rendo conto della gravità di ciò che ho scritto, soprattutto nei confronti delle vittime, dei loro cari e di tutte le persone colpite dalla violenza». Il ragazzo afferma di non aver compreso immediatamente la portata delle sue parole, ma di averlo realizzato vedendo la reazione sconvolta dei genitori. Si è detto disponibile anche a promuovere un incontro pubblico sul rispetto e la parità di genere, a proprie spese.

Reazioni istituzionali

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato provvedimenti da parte dell’istituto scolastico. «Non possiamo restare indifferenti di fronte a simili episodi», ha dichiarato.

Condanna unanime

Profondo sconcerto è stato espresso anche dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: «È difficile credere che una chat simile possa esistere. Questo fatto ci interroga sul cammino ancora da fare nella lotta contro la violenza di genere».

L’associazione Women for Freedom ha diffuso un duro comunicato: «Non è solo una bravata di pessimo gusto. È il segno di una società che spesso minimizza il femminicidio. Ogni volta che ridiamo o lasciamo correre, lo normalizziamo».

Un’occasione educativa

Il gesto, sebbene gravissimo, potrebbe aprire un percorso educativo per lo studente e per l’intera comunità scolastica. Come ricorda un proverbio africano citato dall’associazione: «Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio». La sfida resta quella di formare giovani consapevoli, empatici e rispettosi.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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