Giorgio ArmaniGiorgio Armani

Un piano patrimoniale e industriale studiato nei dettagli

Nel testamento che ha tracciato il percorso successorio dello stilista scomparso, Giorgio Armani trasferisce la proprietà di Armani Spa alla Fondazione Giorgio Armani, mantenendo però una struttura articolata di diritti e usufrutti che punta a coniugare controllo, continuità e apertura al capitale. La Fondazione diventa proprietaria dell’intero capitale, con il 9,9% delle azioni in piena proprietà e il 90% in nuda proprietà; l’usufrutto a vita sulle azioni è assegnato a Pantaleo (Leo) Dell’Orco — compagno e braccio destro — e ad alcuni familiari diretti, fra cui i nipoti e la sorella Rosanna.

Nel dettaglio della governance patrimoniale, Dell’Orco riceve il 40% dei diritti di voto, la Fondazione il 30% e i nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana il 15% ciascuno. Alcune azioni prive di diritto di voto sono state invece poste a favore di Roberta e Rosanna Armani. Armani ha altresì nominato i nomi di riferimento per gli organi della Fondazione: Andrea Camerana e il notaio custode del testamento Elena Terrenghi per il consiglio di amministrazione; Silvana e Roberta nei comitati di valutazione; Sabrina Moretti e Carlo Munafò nel comitato di sorveglianza.

Cessione parziale e scelte strategiche: Lvmh, EssilorLuxottica o L’Oréal in pole

Il testamento non lascia spazio all’improvvisazione sul piano industriale: entro 12–18 mesi la Fondazione dovrà cedere il 15% del capitale “in via prioritaria” a uno dei grandi gruppi del lusso o della cosmetica indicati — LVMH, EssilorLuxottica o L’Oréal — oppure a un altro soggetto individuato di comune accordo con Dell’Orco. A partire dal terzo anno e fino al quinto, lo stesso acquirente potrà acquisire un’ulteriore quota compresa tra il 30% e il 54,9% del capitale; in alternativa lo statuto prevede la possibilità di una quotazione in Borsa tra cinque e otto anni, sempre nel rispetto della soglia minima di partecipazione della Fondazione (30,1%).

Le reazioni dei gruppi citati sono state misurate: EssilorLuxottica parla di “stima e valutazione attenta”, L’Oréal si è detta “colpita e onorata” dall’eventualità di un ingresso e pronta a studiare la proposta “con grande considerazione”. Il disegno di Armani sembra infatti pensato per preservare il patrimonio identitario del marchio, affiancandolo però a partner capaci di alimentare investimenti e ampliamento globale.

Patrimonio personale, opere d’arte e diritti d’uso: i dettagli che raccontano una vita

Il testamento dispiega una cartografia minuziosa di case, opere d’arte e oggetti d’arredo: Dell’Orco ottiene l’usufrutto del palazzo milanese di via Borgonuovo e alcune opere, mentre la sorella Rosanna riceve pezzi di pregio come un Matisse e altri arredi di rilievo.

La casa di Saint Moritz in nuda proprietà ad Andrea Camerana, con usufrutto a Leo Dell’Orco, cui va pure il secondo appartamento di New York, mentre il primo va a Rosanna, Silvana e Andrea e la casa di Parigi a Silvana. A Morselli e la famiglia l’utilizzo della casa di New York, di Saint Tropez – che va a Leo- e di Antigua, oltre che di alcune settimane a Pantelleria.

Il ritratto di Armani di Andy Warhol al compagno

Le auto d’epoca vengono divise tra Dell’Orco e Morselli, mentre alla Fondazione Giorgio Armani gli arredi del piano terra della sua residenza milanese come un grande quadro con gli stilisti, poltrone e divano in pelle e legno e un grande tavolo a quadretti. La barca andrà alla sorella e ai 2 nipoti e potrà essere noleggiata da Leo Dell’Orco per 4 settimane all’anno. Nel testo, Armani suddivide anche alcuni oggetti della casa milanese di via Borgonuovo. “Il mio ritratto di Andy Warhol a Leo”. Al compagno ed alla sorella riservati anche le opere d’arte più importanti. Inoltre lo stilista ha lasciato ai suoi familiari e collaboratori più stretti gli arredi della casa.

Queste scelte rivelano la volontà di Armani di mettere ordine non solo nella proprietà societaria ma anche nell’eredità affettiva: l’arte, le stanze e gli oggetti restano parte integrante dell’identità che lo stilista ha costruito, affidata a persone di fiducia e a una Fondazione chiamata a custodirla.

Cosa cambia per la maison e per il mercato

Il piano disegnato dal testamento cerca un equilibrio tra autonomia creativa e necessità di capitale per competere in un mercato del lusso sempre più concentrato. La Fondazione garantisce un perimetro di tutela dell’identità del marchio, mentre l’ingresso di un partner strategico punta a rafforzare la capacità di investimento e internazionalizzazione della maison. Per il mondo della moda è un segnale: Armani ha scelto di pianificare la transizione in modo rigoroso, consegnando alla Fondazione il ruolo di custode e allo stesso tempo aprendo la porta a alleanze capaci di tenere il brand competitivo nel futuro.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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