Resta ancora avvolto nel mistero il duplice omicidio di Villa PamphiliResta ancora avvolto nel mistero il duplice omicidio di Villa Pamphili

Le vittime: madre e figlia legate dal sangue

Dopo giorni di angoscia e speculazioni, una prima certezza emerge dalle indagini: la donna e la neonata trovate morte sabato scorso a Villa Pamphili, uno dei parchi più grandi e frequentati della capitale, erano madre e figlia. A confermarlo sono stati gli esami del DNA, che hanno certificato con precisione il legame biologico tra i due corpi, ancora senza nome.

Un piccolo, tragico tassello che si aggiunge a un puzzle ancora ampiamente incompleto, ma che dà forma a una storia personale e umana di estrema vulnerabilità.


I tatuaggi e le segnalazioni: verso un’identità possibile

Nei giorni scorsi, la Questura aveva diffuso pubblicamente le immagini dei tatuaggi presenti sul corpo della donna nella speranza che qualcuno potesse riconoscerli. L’appello, lanciato attraverso i canali istituzionali, ha prodotto i primi frutti: sono arrivate alcune segnalazioni che ora la Squadra Mobile di Roma sta esaminando con la massima attenzione.

Due testimonianze appaiono cruciali:

  • Una cittadina ha riferito di aver visto venerdì sera, un uomo con una bambina in braccio all’interno del parco.
  • Tre minorenni hanno descritto una scena simile, sempre nel tardo pomeriggio di venerdì, parlando di un uomo con un fagotto nei pressi del punto dove poi i corpi sono stati scoperti.

Le verifiche su questi racconti sono in corso, e potrebbero rivelarsi decisive.


Una pista estera: possibile origine scandinava o dell’Est Europa

L’identificazione formale dei corpi rimane ancora sospesa. Le impronte digitali della donna sono risultate non presenti nei database italiani, inducendo gli investigatori ad allargare il raggio d’azione anche ai registri internazionali.
I primi riscontri suggeriscono che la donna e la piccola potrebbero essere straniere, forse provenienti da paesi dell’Est Europa o dalla Scandinavia.

Il corpo della madre, di età stimata tra i 20 e i 30 anni, capelli chiari, alta circa 1,64 cm per 58 chili, è stato trovato senza indumenti, avvolto in un sacco nero. Non presentava segni evidenti di violenza, un dettaglio che alimenta l’ipotesi di una morte per overdose, forse avvenuta anche una settimana prima del ritrovamento.


La bambina: morte per soffocamento, forse dopo la madre

Ancora più angosciosa la ricostruzione sulla sorte della neonata. Dai primissimi risultati dell’autopsia, condotta all’Istituto di Medicina Legale dell’Università Cattolica, emerge che la piccola sarebbe morta per soffocamento, probabilmente la sera prima del ritrovamento.

Un atto violento, si sospetta, perpetrato da qualcuno che conosceva le due vittime o che ne aveva avuto accesso. Non si esclude un gesto disperato, o al contrario, un intervento esterno. Resta da chiarire se il decesso sia avvenuto per mano di un’altra persona, o se la piccola sia rimasta accanto al corpo senza vita della madre fino al tragico epilogo.


Una vita ai margini: giacigli di fortuna nella villa

Stando agli accertamenti, madre e figlia vivevano all’interno del parco, probabilmente dormendo su giacigli di fortuna. Non è escluso che facessero parte della comunità di senzatetto che da anni popola Villa Pamphili.
Nel municipio dove si trova il parco, infatti, sono stati censiti almeno 40 clochard, a cui si aggiungono persone non registrate, molte delle quali provenienti da contesti drammaticamente precari.

Un aspetto che pone l’accento su una questione sociale profonda: la povertà estrema e la marginalità possono diventare invisibili, finché non esplodono in tragedie come questa.


Sicurezza nei parchi: la politica reagisce

Alla luce di questo inquietante episodio, si è mossa anche la politica locale. Il segretario romano di Azione, Alessio D’Amato, insieme ai consiglieri comunali Flavia De Gregorio e Antonio De Santis, ha presentato una mozione in Consiglio Comunale per chiedere al sindaco Roberto Gualtieri l’adozione di un piano urbano di sicurezza H24 per i parchi della capitale.

«Non possiamo permettere che luoghi di svago e natura si trasformino in zone grigie dove si muore nel silenzio», ha dichiarato D’Amato.


In attesa della verità: prossimi passi investigativi

Ora, l’attenzione si concentra su due fronti:

  • Gli esami tossicologici sul corpo della donna, che potrebbero confermare l’ipotesi overdose.
  • Le risposte dalle banche dati internazionali, che potrebbero rivelare l’identità delle due vittime.

Nel frattempo, proseguono i sopralluoghi nella villa e si cercano nuove testimonianze, frammenti di un racconto ancora troppo confuso ma che, pezzo dopo pezzo, sta iniziando a delinearsi.


Una tragedia silenziosa che chiede giustizia

Madre e figlia: due vite, due volti ancora senza nome, che raccontano con forza la fragilità estrema di chi vive ai margini. La speranza è che la verità possa emergere, e con essa, una maggiore consapevolezza collettiva.

Nessuno dovrebbe morire così. Nessuno dovrebbe essere dimenticato prima ancora di essere conosciuto.

Di Giuseppe D'Alto

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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