Annalisa nel video di MaschioAnnalisa nel video di Maschio

Il ritorno di Annalisa con il brano “Maschio” ha avuto un impatto immediato: entrata direttamente nella top 20 della classifica FIMI, la canzone ha conquistato i fan, ma ha anche sollevato un polverone mediatico per via di alcune liriche considerate provocatorie. In particolare, il ritornello ha attirato l’attenzione (e le critiche):

“Ma te lo giuro su Maria. L’amore cieco è una teoria. Non parli mai di gelosia, ma io lo so, anche un maschio a volte piange. Se fossi nella tua camicia o anche più giù, mi diresti: “Pervertita” o peggio: “Fai tu”. Ma perdona i miei peccati come ha fatto Gesù, come hai fatto con le altre”.

Pillon all’attacco: ‘Una provocazione blasfema’

A criticare duramente la cantante è stato l’ex senatore Simone Pillon, che in un tweet ha accusato Annalisa di “inneggiare al cambio di genere” e di “dileggiare Gesù e la Madonna”. Il messaggio ha trovato eco su diverse testate conservatrici, tra cui La Verità, dove il giornalista Alessandro Rico ha scritto:

“La provocazione sa di vecchio… Annalisa indulge a un gratuito e inutile dileggio della religione, spernacchiando Cristo e la Madonna in un quadretto di erotismo da recitina”.

La difesa dei fan e il dibattito sulla libertà artistica

In rete, i fan della cantante hanno reagito con forza, difendendo la libertà espressiva dell’artista e sottolineando come le sue parole siano parte di un linguaggio metaforico e provocatorio, ma non offensivo. Per molti, Annalisa tocca temi profondi come la fluidità di genere e il patriarcato con ironia e consapevolezza.

Il tema della religione nella musica pop

Non è la prima volta che la religione viene evocata in modo controverso nella musica pop. Da Madonna a Lady Gaga, passando per Achille Lauro, l’utilizzo di simboli e nomi religiosi ha spesso fatto discutere. La differenza, nel caso di Annalisa, sta forse nel tono più intimo e narrativo che nel desiderio di provocare a ogni costo.

Conclusioni: provocazione o riflessione?

In definitiva, “Maschio” rappresenta un brano che divide, come spesso accade quando si toccano corde delicate come la religione e l’identità di genere. Ma proprio da queste fratture culturali emergono spesso le discussioni più rilevanti. Provocazione gratuita o stimolo alla riflessione? Il pubblico è chiamato a scegliere.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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