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Morgan, ancora provocatore in tv: cosa ha detto a Ciao Maschio?

Irriverente e fuori dagli schemi come sempre. Ospite di Nunzia De Girolamo a Ciao Maschio (Rai1), tra politica e ricordi di carriera, Morgan ha rivendicato il suo ruolo di talent scout e criticato il sistema che – a suo dire – lo emargina.

«Sono libero, non ho padroni»

«Io sono una persona normalissima, forse un po’ polemico, ma libero: non ho padroni, dico quello che penso e questo manda in tilt un sistema che vuole burattini». Con queste parole Morgan ha aperto il suo intervento, sottolineando come la musica sia ordine e armonia, non caos.

Le rivendicazioni: «Ho scoperto Mengoni, ma nessuno lo dice»

Morgan ha poi ricordato il suo ruolo decisivo a X Factor:
«Marco Mengoni non sarebbe esistito senza di me. Nessuno ci avrebbe puntato, io invece ho capito subito il suo talento. Lo stesso vale per Noemi e Michele Bravi».
Un riconoscimento che, a suo dire, non gli è mai stato attribuito né dal sistema né dagli stessi artisti: «Il sistema non è riconoscente, e i giovani artisti sono circondati da chi rema contro».

Politica e stoccate a Jovanotti

Il musicista non ha mancato di lanciare frecciate anche alla politica e la governo italiano elogiando quello spagnolo mentre conversa con Sergio Múñiz: «Pedro Sánchez è un grande, la Spagna dimostra apertura. Il mio presidente del consiglio invece mi sembra l’Impero austro-ungarico».
Poi, rispondendo a un gioco della conduttrice, ha immaginato una nuova vita nei panni di Jovanotti: «Vorrei rinascere lui per fargli fare musica migliore. Ha un grande pubblico ma lo usa in modo furbo, cavalcando ogni epoca senza schierarsi mai davvero».

Il caso Bugo e la sensazione di essere emarginato

Impossibile non citare il celebre episodio di Sanremo con Bugo: «Fu un’installazione artistica, pura avanguardia».
Morgan ha spiegato di sentirsi spesso relegato a un ruolo marginale: «Sono la ciliegina sulla torta, quando invece dovrei essere la colonna portante. È imbarazzante».

«Divisivo ma morale»

«Sono divisivo perché sono un divo. Ho un’etica forte, ormai rara: tutti fanno le cose per guadagno, io invece dico se una cosa è giusta o sbagliata».

Un ritratto di sé che conferma l’immagine di artista libero, in conflitto con un sistema che non lo riconosce ma che continua a parlare di lui.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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