Orietta Berti e Ornella VanoniOrietta Berti e Ornella Vanoni

L’ultima telefonata tra Berti e Vanoni: il progetto rimasto sospeso

La morte di Ornella Vanoni ha lasciato un vuoto profondo non solo nella musica italiana ma anche nella vita di chi, negli anni, le è stato accanto con affetto, stima e complicità. Tra questi, Orietta Berti. È proprio lei, attraverso una nota carica di emozione, a rivelare uno degli ultimi retroscena della vita artistica di Ornella: un nuovo brano che avrebbe dovuto incidere insieme a Gino Paoli, l’uomo con cui ha condiviso un pezzo di storia musicale e sentimentale.

Un’amicizia nata nel 1966 e diventata un’abitudine quotidiana

Berti racconta di averla sentita solo due settimane fa, in una telefonata che oggi assume il sapore dell’ultimo saluto inconsapevole. Ornella Vanoni parlava come sempre con energia, intrecciando progetti televisivi, idee musicali e il desiderio di tornare presto in studio.  

“Era una Donna raffinata e di grande profondità che alternava ad una ironia e ad una leggerezza meravigliose. Ha avuto una carriera straordinaria ed era davvero una Signora della musica italiana, ricevendo la stima e l’affetto di tante generazioni.

Ci eravamo sentiti l’ultima volta due settimane fa per una bella telefonata dove mi raccontava dei suoi progetti imminenti, sia tv che musicali e che stava per registrare un nuovo brano con Gino Paoli Ci eravamo ripromesse di ritrovarci a Milano quanto prima”. La voce di Ornella, fragile e inconfondibile, era pronta per un nuovo capitolo, un’ultima pagina che purtroppo non vedrà mai la luce.

Ondina, gli animali, la famiglia: le confidenze private che univano le due artiste

Nelle parole della Berti riaffiora il ritratto di una Vanoni vivace, curiosa, sempre pronta a reinventarsi. Le loro telefonate erano diventate un appuntamento costante: lunghe conversazioni in cui si parlava di tutto, dai progetti televisivi alla quotidianità, dagli abiti agli animali domestici. Ondina, la cagnolina di Ornella, spesso reclamava la sua parte di attenzione abbaiando vicino al telefono, mentre Berti le raccontava di Otello e Olimpia, i suoi due cani amatissimi. Entrambe, ormai nonne affettuose, si confidavano le gioie dei nipoti e delle nipotine, condividendo un’umanità tenera e profonda che andava oltre la ribalta.  “Ci sentivamo spesso per delle bellissime telefonate dove parlavamo di tutto. Negli ultimi anni avevamo coltivato una bella amicizia e sentirci telefonicamente era diventata una abitudine. Ci confrontavamo su tutto”.

Il primo incontro tra Vanoni e Berti risale al 1966, sul palco del Festival di Sanremo, dove entrambe portavano “Io ti darò di più”, scritto da Memo Remigi. Da allora sono arrivate Canzonissima, gli appuntamenti televisivi, i ritrovi nel salotto di “Che tempo che fa”, un percorso parallelo fatto di affetto e rispetto reciproco. Per questo, oggi, il dolore di Berti è quello di un’amica prima ancora che di una collega: “Mi mancherà molto. Mi mancheranno le telefonate, la sua voce, la sua ironia. Era una donna forte, libera, attivissima. Una vera Signora della musica italiana”.

Il saluto silenzioso di Gino Paoli: una foto che racconta una vita intera

Il legame più complesso e profondo della vita di Ornella, però, è stato quello con Gino Paoli. Il cantautore ha scelto una foto in bianco e nero per salutarla sui social: lui seduto al pianoforte, giovane, con lo spartito davanti; lei, accanto, appoggiata al piano, lo sguardo intimo di chi condivide molto più della musica. Un’immagine che racconta tutto, anche senza parole. Dietro quella fotografia c’è l’alchimia che ha attraversato epoche, generazioni e canzoni entrate nella storia. E c’è anche il progetto mancato, quel brano che avrebbero dovuto incidere insieme e che sarebbe stato il simbolico cerchio che si chiude.

Ora resta il ricordo, custodito nella voce di chi l’ha amata e nel silenzio di chi, come Paoli, con lei ha intrecciato vita e arte. Ornella Vanoni se n’è andata a 91 anni, lasciando dietro di sé un patrimonio emotivo e musicale che continuerà a risuonare. E quel brano non inciso, più di ogni altro, racconta quanto la sua storia fosse ancora viva, ancora in movimento, ancora piena di futuro.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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