La denuncia dal Lido: «Il governo non sa opporsi»
«La politica di oggi, purtroppo, non è più politica. È al servizio delle lobby economiche. Anche il governo italiano non riesce a opporsi in maniera netta, come invece fanno altri Paesi, all’occupazione illegale e violenta di Netanyahu nei territori palestinesi».
Con queste parole, pronunciate durante la presentazione del docufilm Piero Pelù. Rumore dentro alla Mostra del Cinema di Venezia, il rocker fiorentino ha acceso i riflettori sul conflitto in Medio Oriente.
Non è la prima volta che Pelù espone in pubblico il suo dissenso. Qualche giorno fa aveva già sfilato sul red carpet con la bandiera arcobaleno della pace. Stavolta, al photocall, ha alzato la bandiera palestinese davanti ai fotografi, ribadendo il suo messaggio di solidarietà.
«Stanno riscrivendo la storia»
Il leader dei Litfiba ha paragonato l’occupazione dei territori palestinesi ai grandi regimi totalitari del Novecento: «C’è chi prova a riscrivere la storia e noi non possiamo accettarlo. Abbiamo letto del fascismo, del nazismo, dello stalinismo in Russia, e di come siano degenerati. Si tratta sempre di colonialismi estremamente violenti».
Un passaggio particolarmente duro lo ha riservato alla premier Giorgia Meloni: «Bambini muoiono di fame, eppure l’unica frase di indignazione della nostra premier è arrivata quando sono state colpite chiese cristiane. È una discriminazione nella discriminazione, insopportabile».
Un messaggio di resistenza e speranza
Pelù, pur nella sua denuncia, ha voluto lasciare anche un segnale positivo: «Ci auguriamo che tutto questo finisca presto. Dobbiamo essere vigili, attivi. Patti Smith diceva People have the power, ed è vero: il potere è nelle mani delle persone».
Una visione che il rocker ha trasformato anche in azione concreta: il prossimo 18 settembre sarà protagonista a Firenze del concerto SOS Palestina!, evento benefico a favore di Medici Senza Frontiere.
Il docufilm: dal trauma al riscatto
Oltre alla politica, al Festival del cinema di Venezia è stato protagonista anche l’uomo. Piero Pelù. Rumore dentro, diretto da Francesco Fei, è un viaggio nel lato più intimo dell’artista.
Il film ripercorre un momento cruciale della sua vita: nell’ottobre 2022, durante una sessione di registrazione, Pelù è stato colpito da uno shock acustico improvviso. L’episodio gli ha causato danni permanenti al nervo uditivo, acufeni e un periodo di forte depressione.
«Ho vissuto mesi bui» ha raccontato il cantante, «ma la musica mi ha salvato. Ho ripreso a scrivere, a lavorare, a preparare il tour. E con l’aiuto di pochi amici, di una dottoressa e del viaggio, sono riuscito a ripartire».
Un road movie dell’anima
La pellicola si snoda tra concerti, viaggi e riflessioni. Momento centrale è la partecipazione di Pelù al pellegrinaggio annuale dei gitani a Saintes-Maries-de-la-Mer, in Camargue, in onore di Sara la Nera, patrona dei viaggiatori. Qui il docufilm si trasforma in un road movie e in un racconto esistenziale, in cui Pelù rilegge oltre quarant’anni di carriera “fuori strada”, sempre come figura libera e ribelle della musica italiana.
Il titolo Rumore dentro richiama proprio quel suono incessante nelle orecchie che ancora oggi lo accompagna: «È un mi costante, che però non è nulla in confronto ai mi e ai la dei droni che bombardano Gaza. Quel rumore dovrebbe colpire le coscienze di tutti».
Tra dolore e rinascita
Pelù ammette che la sua quotidianità e il suo rapporto con la musica sono profondamente cambiati: «Devo proteggere costantemente l’udito per evitare peggioramenti. Il mio rapporto con la musica non è più diretto come prima, ora è mediato da cuffie e strumenti».
Nonostante tutto, dal trauma è nato un nuovo inizio: l’album Deserti, colonna sonora del docufilm, e una rinnovata consapevolezza della fragilità e della forza. «Per me viaggiare significa staccare, sentirmi cittadino del mondo. Ed è anche così che ho trovato la spinta per andare avanti».