Il 25 novembre 2020 la prematura scomparsa del pibe de oro
Cinque anni dopo quel 25 novembre 2020, il giorno che l’Argentina continua a definire «il più triste di tutti», il Paese ha reso omaggio a Diego Armando Maradona con una serie di tributi diffusi tra reti sociali, club e tifosi. E come allora, anche oggi la piazza si è data appuntamento nel cuore di Buenos Aires, all’Obelisco, per un raduno carico di affetto ma anche di rabbia: la richiesta di giustizia per la morte del Diez.
L’omaggio di federazione e club: margherite, ricordi e immagini storiche
La Federazione calcistica argentina ha scelto un’immagine simbolica: una costellazione che disegna la figura di Maradona, accompagnata dalla scritta “Maradona eterno”.
Il Boca Juniors, la squadra del cuore del Diez, ha invece diffuso un video che riproduce uno dei ricordi più teneri della vita privata di Diego: una bambina che infila una margherita nel calzettone della statua del campione alla Bombonera, richiamo diretto alla celebre foto scattata ai tempi del Napoli, quando la piccola Dalma fece lo stesso gesto durante un allenamento del padre.
L’omaggio è arrivato anche dall’Argentinos Juniors, il club delle origini, che ha pubblicato un video con immagini storiche dei “Cebollitas”, accompagnate dalla frase: «Ti vediamo, ti pensiamo, ti sogniamo».
Sui social, le figlie Dalma e Gianinna hanno scelto di ripostare messaggi e illustrazioni dei fan. Tra queste, quella di una bambina che guarda il cielo in lacrime: «Dai, basta, torna indietro».
A Buenos Aires un raduno per chiedere giustizia
Proprio come nel 2020, anche quest’anno migliaia di persone hanno iniziato a radunarsi spontaneamente attorno all’Obelisco. Ma se allora la folla chiedeva soltanto di salutare il proprio idolo, stavolta il grido collettivo è diverso: chiarire le responsabilità per la morte di Maradona.
Al centro dell’inchiesta ci sono presunte negligenze mediche nella gestione della salute del campione durante le sue ultime settimane.
🩵 El homenaje a Maradona en Nápoles 5 años después de su fallecimiento.
— El Chiringuito TV (@elchiringuitotv) November 25, 2025
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Il caso giudiziario: otto imputati e un processo ancora fermo
Nel procedimento sono coinvolti otto indagati, accusati di omicidio semplice con dolo eventuale: il neurochirurgo Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov, lo psicologo Carlos Díaz, gli infermieri Ricardo Almirón e Gisela Dahiana Madrid, il coordinatore Mariano Perroni, la manager della mutua sanitaria Nancy Forlini e il medico Pedro Di Spagna.
Particolare attenzione è rivolta a Gisela Dahiana Madrid, l’infermiera che avrebbe dovuto monitorare i parametri vitali di Diego la mattina della morte. Secondo l’accusa, non avrebbe controllato Maradona all’inizio del turno perché stava dormendo, intervenendo solo quando ormai era troppo tardi. È l’unica imputata che non è ancora arrivata a processo: il suo avvocato ha chiesto un giudizio separato con giuria, ma la procedura è bloccata da mesi.
VIDEO NM – Napoli, fiaccolata sotto la pioggia al “Murales Maradona” nel ricordo di Diego pic.twitter.com/97bZSLXOdO
— Napoli Magazine (@napolimagazine) November 25, 2025
Sciarpata a Napoli al 10′ minuto del match di Champions, Antoniozzi contro l’Uefa
I tifosi del Napoli hanno riservato una sciarpata da brividi a Diego Armando Maradona al 10′ del primo tempo in occasione del match di Champions League contro Qarabag. Non sono però mancate le polemiche con il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Alfredo Antoniozzi che ha attaccato l’Uefa. “Se è vero che è stato negato al Napoli prima della partita di Champions contro il Qarabag di celebrare come voleva il più grande calciatore di tutti i tempi, l’Uefa dovrebbe vergognarsi. Tra mille anni, se ci sarà un’umanità, si saprà chi era Maradona dell’Uefa si sa tutto il male possibile”.

L’eredità emotiva di Diego
A cinque anni di distanza, il tempo non ha attenuato la sensazione di smarrimento. Ogni anniversario riapre una ferita collettiva ma rinnova anche la certezza che Maradona, per milioni di argentini e tifosi in tutto il mondo, continua a essere una presenza viva, quasi fisica.
Nel ricordo, nelle statue fiorite di margherite, nei video d’archivio, nelle piazze che ancora oggi pronunciano il suo nome come una preghiera laica, è chiaro che il Diez resta — e resterà — eterno.

