Gennaro Gattuso è sempre più vicino alla guida della Nazionale italiana. Secondo quanto riportato da fonti vicine alla FIGC, i contatti tra l’ex centrocampista campione del mondo e il presidente federale Gabriele Gravina sarebbero in fase avanzata con la trattativa che sarebbe portata avanti dall’ex compagno Gianluigi Buffon che pensa anche di far entrare nello staff della Nazionale A Bonucci e Barzagli.
Buffon spinge forte per Gattuso ct azzurro
Le parti avrebbero già discusso i punti principali del progetto tecnico e della durata del possibile incarico, delineando un’intesa di massima (fino al mondiale 2026) ma al momento non c’è l’ufficialità perché il presidente della Figc si è preso una breve pausa di riflessione.
Non che manchi il coraggio a Gennaro Gattuso, la storia parla per lui. L’ipotesi Gattuso prende corpo in un momento di transizione per la Nazionale, dopo il ciclo interrotto di Luciano Spalletti e il rifiuto di Claudio Ranieri.
Carisma e spirito di gruppo
Apprezzato per il carisma e per la capacità di creare gruppo, Gattuso rappresenta una figura di continuità culturale con la tradizione azzurra, ma anche di rottura con modelli tattici più rigidi. La sua esperienza sulle panchine di Napoli, Milan e Valencia è considerata sufficiente per affrontare la sfida di un contesto istituzionale complesso come quello federale.
Da un lato l’esigenza di una rifondazione e un lavoro in prospettiva, dall’altro una qualificazione ai prossimi Mondiali che sembra essersi maledettamente complicata. Far convivere queste due anime, di qualsivoglia progetto, richiede inevitabilmente nervi saldi.
La Nazionale, reduce da un biennio grigio e dall’uscita anticipata a Euro 2024, necessita di un progetto tecnico e culturale. L’esperienza di Spalletti, pur solida sul piano tattico, si è scontrata con l’assenza strutturale di una visione federale coesa. In questo contesto, la scelta del prossimo allenatore non può più essere trattata come una nomina simbolica. Deve invece rappresentare il primo tassello di una riforma ampia, che colleghi le giovanili, i vivai dei club e l’identità della prima squadra.
L’azzurro seconda pelle di Ringhio
La storia di Gennaro Gattuso con la Nazionale italiana è quella di un legame forgiato nel lavoro e nella fedeltà. Il percorso azzurro dell’ex centrocampista calabrese inizia nei ranghi giovanili, dove emerge per intensità e spirito di sacrificio. Il debutto in prima squadra arriva il 23 febbraio 2000, in un’amichevole contro la Svezia. Da quel giorno, Gattuso vestirà la maglia dell’Italia per 73 volte, sempre con la stessa energia ruvida che lo renderà un simbolo.
Il punto più alto della sua carriera in azzurro arriva nell’estate del 2006, con il trionfo ai Mondiali di Germania. A Berlino, Gattuso è il motore silenzioso di una squadra costruita su compattezza e resilienza. Non segna, non fa spettacolo, ma fa correre tutto quello che sta intorno. In campo è colla e muro, muscolo e ordine.
Lavoro e umilità
Nel corso degli anni, il suo ruolo diventa più che tattico: è identitario. Rappresenta un certo modo di intendere il calcio italiano, fatto di spirito collettivo, rigore e dedizione. Per molti, Gattuso incarna l’ultimo esempio di un’epoca in cui il lavoro veniva prima del talento.
Ora, nel possibile ritorno da commissario tecnico, quella stessa identità potrebbe tornare al centro del progetto azzurro.
Le possibile alternative a Gattuso
I contatti però non si limitano a Ringhio. Ci sono stati e continuano a esserci anche con altri potenziali ct, altri che hanno un passato importante alle spalle, magari con un titolo iridato in bacheca e un presente, oltre che un futuro, da allenatori. I nomi sono sempre quelli: Daniele De Rossi (ancora sotto contratto con la Roma) e Fabio Cannavaro, altri due tecnici campioni del mondo che hanno personalità da vendere e una storia azzurra indelebile oltre che da tramandare.
Potrebbero esserci anche sorprese, magari tecnici senza o con poca esperienza ma dal grande feeling con il mondo della Nazionale e perchè no già inseriti negli staff di Coverciano (Bonucci?). C’è anche la figura del tecnico federale da non trascurare. Le selezioni giovanili stanno facendo benissimo, di conseguenza anche i loro allenatori. Uno come Bollini, per esempio, trasmette competenza e carattere solo a guardarlo e nel passato della Nazionale il tecnico fatto in casa (da Bearzot a Vicini) ha spesso funzionato.
Mancini lancia segnali a Gravina
Inesistente quella che porterebbe a Gianni De Biasi che ha esperienze passate da ct (Albania e Azerbaijan), ma che non sembrerebbe rientrare nei piani federali. Agli azzurri è stato accostato anche il nome di Domenico Tedesco, ex ct del Belgio. Non accantonabili le ipotesi che porterebbero a un recente passato. Roberto Mancini, anche nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, ha fatto capire che basterebbe una chiamata per riprendere il discorso e cancellare l’onta della mancata qualificazione al Mondiale, coprendola con il pass per il 2026 da regalare agli italiani. Sarebbe il suo sogno e, secondo lui, il rapporto con Gravina non ostacolerebbe il suo ritorno.
Ci sono anche altre affascinanti suggestioni: Josè Mourinho è un nome che circola, conosce bene il calcio italiano, è sotto contratto con il Fenerbahce e costa tanto. Sono tanti gli allenatori liberi o in cerca di occupazione, tra gli ex azzurri c’è anche Raffaele Palladino. È un ex azzurro anche Thiago Motta, ma lì torniamo al discorso dei “maestri di calcio” e in questo momento serve altro.