I tifosi italiani al seguito degli azzurri in MoldovaI tifosi italiani al seguito degli azzurri in Moldova

A Chisinau l’Italia trova la sesta vittoria consecutiva nel girone di qualificazione mondiale — 2-0 alla Moldova, gol di Mancini all’88’ ed Esposito nel recupero — ma a dominare il post-partita non è il risultato. È la rabbia di Gennaro Gattuso, esplosa in diretta davanti alle telecamere, dopo i cori arrivati dal settore dei 500 tifosi azzurri presenti allo stadio Zimbru.

Il punto di rottura? Un coro che non ti aspetti, nel momento più delicato della gara: “Andate a lavorare”, urlato alla squadra subito dopo il gol tardivo di Mancini al 43’ della ripresa. Un attacco che l’allenatore non ha digerito.

“Sono amareggiato. Non accetto questi cori”

Gattuso non alza mai la voce inutilmente, ma stavolta la delusione si sente tutta:
“Mi dispiace quello che ho sentito oggi. È una vergogna. Non è il momento di dire ai giocatori di andare a lavorare, ma di restare uniti. La squadra sta combattendo, venire a giocare fuori casa e sentire 500 tifosi contestare… sinceramente non lo accetto”, ha detto ai microfoni nel post-gara.

Il ct difende il gruppo, anche contro la narrazione di chi giudicava la gara un test semplice:
“Se siete rimasti all’11-1 che la Norvegia ha fatto a questi qua, non è un problema mio. Partite facili non esistono. Loro oggi non hanno tirato in porta. Io sono soddisfatto: abbiamo dato minutaggio a ragazzi che giocano meno nel loro club.”

Una formazione completamente rinnovata

L’Italia si è presentata in campo con un undici inedito rispetto alla formazione tipo. Una scelta rischiosa, ma voluta:
“Mettere undici giocatori nuovi dal primo minuto significa che puoi anche prenderla. Ma abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Scamacca ha minutaggio, Raspadori ha fatto bene. La squadra ha lavorato”, insiste Gattuso.

Il gol di Mancini
Il gol di Mancini

Sei vittorie non bastano? “Chiedetelo a chi fa le regole”

Nel mirino anche il regolamento di qualificazione, che lascia gli Azzurri comunque appesi al confronto diretto con la Norvegia, dominatrice del girone:
“Sei vittorie non bastano per il Mondiale? Chiedetelo a chi fa le regole. Negli anni ’90 c’erano due squadre africane, ora sono otto…”.

La Moldova, travolta 11-1 dai norvegesi, era considerata una pratica da archiviare. Ma Gattuso ricorda che non è mai così lineare:
“Quando venni qui da calciatore vincemmo 1-0. E non creammo nemmeno quanto hanno fatto i ragazzi oggi.”

La situazione del girone: Italia chiamata all’impresa

Nonostante il successo, la classifica resta pesante:

  • Norvegia 21 punti, differenza reti +29
  • Italia 18 punti, differenza reti +12

Tra tre giorni a San Siro si gioca lo scontro diretto ma con gli scandinavi ormai ai mondiali (gli azzurri dovrebbero vincere 9 a 0). L’Italia dovrà vincere per onorare l’impegno e cancellare la scialba prestazione contro la Moldova per poi cercare il pass per la rassegna iridata ai playoff.

Un successo amaro

La serata, nata come una formalità, si è trasformata in una pagina tesa, quasi surreale.
Il risultato dice 2-0, il campo racconta una squadra che non ha mollato.
Ma la voce di Gattuso racconta altro: racconta una frattura, un’incomprensione, un malessere che non serviva proprio ora.

Di Giuseppe D'Alto

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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