Lo striscione contro Rino GattusoLo striscione contro Rino Gattuso

La protesta durante l’inno israeliano

La sfida tra Italia e Israele, giocata sul neutro di Debrecen in Ungheria per le qualificazioni ai Mondiali 2026, è stata accompagnata da proteste dentro e fuori dallo stadio.

Già prima del fischio d’inizio, un piccolo gruppo di tifosi italiani — circa un centinaio — ha esposto cartelli con la scritta Stop, chiedendo la fine del conflitto sulla Striscia di Gaza. Al momento dell’inno israeliano, parte della tifoseria azzurra ha voltato le spalle al campo e alla bandiera, accompagnando il gesto con qualche fischio.


Il peso del lutto israeliano

La nazionale israeliana è scesa in campo con il lutto al braccio, incluso il ct, in memoria delle sei vittime dell’attentato terroristico di Gerusalemme. A margine della partita, il governo israeliano aveva portato in Ungheria una trentina di ragazzi sopravvissuti alla strage di Majdal Shams, dove il 27 luglio 2024 dodici giovani drusi tra i 10 e i 16 anni persero la vita in un bombardamento attribuito a Hezbollah.


I tifosi azzurri di spalle durante l'inno israeliano
I tifosi azzurri di spalle durante l’inno israeliano

Le contestazioni in Italia

La partita ha acceso polemiche anche nel nostro Paese.
A Schiavonea, frazione di Corigliano-Rossano e città natale del ct azzurro Gennaro Gattuso, è apparso uno striscione davanti alla sua abitazione con scritto:
“Rino non si gioca con chi uccide bambini”.

I promotori dell’iniziativa hanno denunciato l’assenza di prese di posizione da parte di Fifa, Uefa e Figc contro Israele, chiedendone l’esclusione dalle competizioni internazionali, come già avvenuto con la Russia.


Bologna e il “cartellino rosso”

Parallelamente, in piazza Maggiore a Bologna, centinaia di manifestanti hanno sventolato cartellini rossi contro la nazionale israeliana. L’azione, ribattezzata “Show Israel the red card”, riprende la campagna lanciata dai tifosi del Celtic Glasgow e chiede l’espulsione di Israele dalle competizioni sportive internazionali.

Le associazioni promotrici — Tpo, Labas, Hic sunt leones-football antirazzista e Offside Pescarola — hanno scandito cori come “Tifiamo ancora Palestina”, trasformando la protesta in un evento politico oltre che sportivo.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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