L’annuncio ufficiale del club
È arrivato l’annuncio che scuote il calcio italiano: Luciano Spalletti è il nuovo allenatore della Juventus.
Il tecnico toscano ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2026, come reso noto dal club bianconero attraverso un comunicato pubblicato sul sito ufficiale.
“Luciano Spalletti è il nuovo allenatore della Juventus”, si legge nella nota, “il tecnico toscano guiderà la prima squadra fino al 2026. Benvenuto, mister Spalletti”. Arriva dopo la breve parentesi di Brambilla, allenatore traghettatore con l’Udinese, e rimpiazza l’esonerato Tudor.
La presentazione ufficiale avverrà venerdì 31 ottobre alle ore 12, presso la sala conferenze dell’Allianz Stadium. Sarà l’occasione per il primo incontro con la stampa, alla vigilia della trasferta di Cremona, debutto del nuovo tecnico bianconero contro la squadra di Davide Nicola.
Spalletti alla Juve: un matrimonio di carattere
“Spalletti alla Juve, la Juve a Spalletti”: un connubio che promette scintille.
Per molti tifosi e addetti ai lavori, l’unione tra il tecnico toscano e il club più titolato d’Italia può trasformarsi in un sodalizio vincente — ma anche in un rapporto pronto a esplodere, come spesso accaduto nella carriera di Lucio.
Personalità forte, pensiero indipendente, linguaggio diretto e colorito: Spalletti arriva a Torino con la fama di filosofo del calcio e di perfezionista senza compromessi.
Come sottolineano molti tifosi sui social, “il suo unico nemico sarà Spalletti stesso”.
Mister 📸 pic.twitter.com/90Su6CCYP5
— JuventusFC (@juventusfc) October 30, 2025
Come cambia la Juve con Spalletti
Resta da capire ora come giocherà la Juventus di Luciano Spalletti, un allenatore che ha sempre costruito la propria identità attraverso il gioco e non soltanto sui nomi. Le prime ipotesi portano a un 4-3-3 “modello Napoli”, sistema che gli ha permesso di dominare in azzurro e che potrebbe rivedersi anche a Torino. In questo schema, la Juve potrebbe presentarsi con Conceição, David e Yildiz nel tridente offensivo, sostenuti da un centrocampo tecnico e dinamico con Koopmeiners, Locatelli e Thuram.
Non è però da escludere una seconda versione dello stesso modulo con Vlahovic al centro dell’attacco, capace di garantire peso e presenza in area, con Yildiz spostato sulla sinistra e Conceição sull’altro lato. Proprio Kenan Yildiz — il talento che Spalletti avrebbe voluto anche in Nazionale — sembra destinato a diventare il perno del progetto offensivo bianconero: ama partire largo, accentrarsi, cambiare ritmo e creare superiorità, esattamente come i suoi “scugnizzi” napoletani.
Il tecnico toscano, maestro di flessibilità tattica, non rinuncia comunque alle varianti. Il 4-2-3-1, marchio della sua Inter e della prima Roma, resta una soluzione credibile: in quel caso McKennie potrebbe diventare il jolly ideale tra le linee, garantendo equilibrio e profondità. In ogni caso, la difesa resterà a quattro, salvo esperimenti in corso d’opera.
Spalletti porterà con sé idee, intensità e metodo, ma soprattutto il suo credo: la squadra deve riconoscersi nel gioco, non nel modulo. E questa Juve, tra esperienza e giovani di talento, promette di avere entrambe le anime.
Il maestro degli aforismi
Dalla Roma al Napoli, passando per lo Zenit San Pietroburgo, Spalletti ha lasciato ovunque una scia di frasi, aneddoti e metafore ormai entrate nel linguaggio calcistico comune.
Celebre quella dedicata a Francesco Totti, nella sua seconda avventura giallorossa:
“Date la palla a lui, è come metterla in banca.”
Ma anche le sue massime di vita, spesso ispirate al mondo contadino, restano memorabili:
“Perché le cose accadano bisogna volerle per davvero. Guardi le mani: sono quelle di uno che ama potare la campagna e dar da mangiare agli animali.”
Un linguaggio schietto, verace, reso inconfondibile dal suo accento toscano.
“In situazioni normali non c’è un furbo se non c’è un bischero”, diceva spesso. “E a noi la parte del bischero garba poco farla”.
Dal Vesuvio all’Allianz Stadium
Dopo aver portato il Napoli allo scudetto — il primo dopo l’era Maradona — Spalletti torna in Serie A con il compito di ricostruire la Juventus, riportandola ai vertici dopo anni di alti e bassi.
A Napoli aveva imparato subito quanto fosse difficile e speciale allenare una piazza così passionale. Disse una volta:
“Mi piacerebbe una squadra sfacciata, di scugnizzi.”
Amava le statuine di San Gregorio Armeno, la musica di Pino Daniele, e quando gli rubarono la Panda rispose con ironia:
“Bisognerebbe vedere in che stato ce la ridanno… e se non ci sono i CD di Pino Daniele, non la riprendo!”
L’uomo dei contrasti e della filosofia calcistica
Spalletti ha sempre vissuto il calcio come una continua tensione tra equilibrio e follia.
Dopo il divorzio con De Laurentiis, la breve parentesi in Nazionale (“Mi toglie il sonno, è un pensiero che non mi passa mai”), e la riconciliazione con Totti in uno spot ironico, il tecnico torna in panchina per la sfida più difficile: guidare la Juventus.
E, come se avesse previsto tutto, anni fa disse:
“Chi non vorrebbe allenare la Juve? Chi la allenerà sarà fortunato.”
Oggi, quella fortuna porta il suo nome: Luciano Spalletti. Indio, filosofo, uomo di campagna e allenatore vincente. Domani, venerdì 31 ottobre, all’Allianz Stadium, inizierà ufficialmente la sua nuova avventura bianconera. La Juventus riparte da lui. E da una certezza: con Spalletti, ogni giorno sarà un campo di battaglia.

