“A volte mi sono chiesta: ma chi me l’ha fatto fare di denunciare? È tostissimo. So di aver fatto la cosa giusta, ma sto vivendo un inferno”. A parlare è Sophie Codegoni, 23 anni, influencer seguita da oltre un milione di persone su Instagram, ex concorrente del Grande Fratello Vip. Il 30 aprile la Corte di Cassazione ha disposto che il suo ex compagno, Alessandro Basciano, dj e personaggio televisivo, debba indossare il braccialetto elettronico dopo essere stato indagato per stalking aggravato nei confronti di lei e della figlia.
L’influencer racconta la sua battaglia contro lo stalking
La decisione della Cassazione è arrivata a seguito di una lunga indagine e di un percorso giudiziario tortuoso. Oggi, Basciano ha il divieto di avvicinarsi a meno di 500 metri dalla sua ex compagna e non può comunicare in alcun modo con lei o con la bambina, attualmente insieme a Sophie a Miami, dove si sono trasferite per motivi di sicurezza.
La coppia si era conosciuta proprio sotto le telecamere del GF Vip: lei 19enne, lui 31enne. Un amore mediatico, culminato con la nascita di una figlia. Ma dietro le luci dello spettacolo, si celavano continue violenze verbali e psicologiche. “Io avevo il mio lavoro, i miei amici… tutte cose per lui insopportabili”, racconta Sophie al Corriere della Sera. “Mi diceva sempre: ‘Io devo essere la tua priorità. Qualunque cosa tu stia facendo, se ti chiamo devi mollare tutto. E se non mi rispondi al primo squillo, faccio un casino’”.
Il culmine si è raggiunto il 21 novembre scorso, quando Basciano è stato arrestato. Tuttavia, è stato scarcerato dopo 48 ore. “Credo sia riuscito a far credere che io esageravo”, spiega Sophie. “Ha presentato screenshot di alcune mie frasi affettuose, omettendo tutto il resto”. Questo atteggiamento ha alimentato il dubbio anche tra conoscenti e pubblico: “Ho sentito su di me gli sguardi sospettosi della gente. È stata durissima”.
‘Avevo paura, ora mi sento più protetta’
Nonostante tutto, la giovane influencer ha deciso di collaborare con la Procura, fornendo prove decisive. “Mi hanno ascoltato per cinque ore. Ho consegnato il mio telefono e l’hanno tenuto 48 ore. Hanno letto tre anni di chat tra me e lui. Lì dentro c’era la verità”, afferma.
Oggi Sophie vive sotto protezione speciale. Al polso porta un dispositivo di sicurezza assegnato dai carabinieri: “Se clicco un tasto arrivano le pattuglie. Mi sento più protetta”. È il segno tangibile di un percorso di coraggio e resilienza. Per un periodo, aveva anche provato a ricostruire la famiglia, illudendosi che le cose potessero cambiare. Ma ha presto compreso che sarebbe stato “un altro fallimento”.
La vicenda di Sophie Codegoni ha scosso il mondo dello spettacolo e sollevato interrogativi sull’efficacia della giustizia e della protezione delle donne vittime di violenza. Ma la sua testimonianza ha anche acceso una luce importante: quella di una giovane donna che, pur tra mille difficoltà, ha deciso di dire basta e denunciare. Un atto di forza che, come lei stessa ammette, “costa caro”, ma può salvare vite.