La tragedia nella residenza psichiatrica
Una donna di 40 anni, paziente della residenza psichiatrica Le Nuvole di Collegno (Torino), è morta soffocata domenica 31 agosto mentre stava mangiando una brioche. La notizia ha sconvolto la comunità locale e sollevato molti interrogativi sulla sicurezza della struttura.
Secondo le prime informazioni, la donna sarebbe deceduta per arresto cardiaco da probabile bolo alimentare, ma le circostanze restano ancora da chiarire.
La chiamata alla madre
È quasi mezzogiorno quando la madre della donna riceve una telefonata concitata dal personale della struttura: sua figlia ha avuto un malore, e i sanitari del 118 stanno tentando di rianimarla. Pochi minuti dopo, la donna viene raggiunta dai familiari, ma per la quarantenne non c’è più nulla da fare.
Accanto al corpo senza vita, i parenti notano anche alcune tracce di sangue, un dettaglio che aumenta i dubbi sulle reali dinamiche della tragedia.
Le prime indagini
Sul posto arrivano subito i carabinieri della stazione di Collegno, che raccolgono testimonianze, ascoltano lo staff e prendono nota delle condizioni in cui si è verificato il decesso. Un esposto viene inviato in Procura a Torino, che apre un fascicolo d’indagine.
L’obiettivo è chiarire diversi punti oscuri:
- come la donna abbia avuto accesso alla brioche,
- se fosse sorvegliata al momento del malore,
- e perché fossero presenti tracce di sangue vicino al corpo.
L’autopsia disposta dalla Procura
Nelle prossime ore sarà disposta l’autopsia, che dovrà stabilire le cause effettive del decesso. L’ipotesi principale resta il soffocamento da cibo, ma non si escludono altre circostanze da verificare.
I familiari si sono affidati all’avvocato Cristian Scaramozzino, che ha assunto il ruolo di legale in rappresentanza delle persone offese.
Le parole dell’avvocato Scaramozzino
«Si tratta di un caso anomalo per le modalità con cui si è realizzato – ha dichiarato il legale –. La famiglia ha sempre avuto fiducia nella struttura, ma ora chiede che venga accertata la verità. Certo è che la paziente non avrebbe dovuto avere accesso alla sala cucina e alle scorte alimentari. Attendiamo le disposizioni del pm».
I dubbi della famiglia
I parenti chiedono risposte su diversi aspetti:
- La donna poteva trovarsi in cucina senza supervisione?
- È caduta negli ultimi istanti, procurandosi le ferite che hanno lasciato tracce di sangue?
- Le manovre di rianimazione sono state eseguite in modo corretto?
Tutti interrogativi che dovranno trovare risposta nelle prossime settimane, grazie agli accertamenti medico-legali e alle indagini della Procura. La responsabile di area della struttura al momento non ha rilasciato dichiarazioni sull’accaduto.
Gli accertamenti dell’Asl To3
Anche l’Asl To3 ha avviato verifiche interne per capire se le procedure adottate dalla struttura siano state rispettate e se la donna fosse adeguatamente sorvegliata. Gli esiti di queste indagini contribuiranno a chiarire il quadro insieme all’inchiesta della magistratura.
Una morte con zone d’ombra
Il decesso della donna resta avvolto da zone d’ombra: troppe le domande senza risposta e i dettagli poco chiari. La famiglia, assistita dall’avvocato Scaramozzino, vuole vederci chiaro e chiede che venga fatta piena luce su quanto accaduto.