Ginecologo condannato dai giudici del tribunale di ParmaGinecologo condannato dai giudici del tribunale di Parma

Il dramma di Bryan: nato senza gambe nonostante le rassicurazioni mediche

Durante l’intera gravidanza, i genitori di Bryan erano stati rassicurati dai medici che il bambino stava bene, senza alcun problema. Tuttavia, la realtà si è rivelata tragicamente diversa: il piccolo, nato nella notte di Natale del 2015 all’ospedale di Parma, è venuto al mondo privo delle gambe dal ginocchio in giù.

Il caso ha sollevato grande clamore, portando la famiglia a intraprendere un contenzioso legale contro i medici che avevano seguito la gravidanza.


Tribunale di Parma: condanna al ginecologo privato

Secondo il Tribunale di Parma, il ginecologo privato che ha seguito la madre durante la gravidanza è responsabile per l’errore diagnostico. La sentenza, emessa dopo un’accurata istruttoria condotta dagli avvocati Silvia Gamberoni e Alessandro Falzoni, stabilisce un risarcimento di circa 350 mila euro alla famiglia, tra danni morali e spese legali, oltre agli interessi.

Il giudice Cristina Ferrari ha evidenziato come «quasi tutte le ecografie siano state interpretate in modo errato dai medici, che avrebbero dovuto accorgersi di una malformazione così evidente e grave».


L’impatto sulla famiglia e la perdita del diritto di scelta

Il Tribunale ha sottolineato come la mancata diagnosi abbia privato la madre del diritto di decidere se interrompere la gravidanza, causando un profondo trauma emotivo sia a lei sia al padre. La famiglia ha vissuto un drammatico stravolgimento della propria vita, aggravato dalla presenza della figlia primogenita, allora di sei anni, che necessitava di cure e attenzione costante.

«Con elevata probabilità la donna avrebbe abortito se avesse avuto tempestiva notizia della malformazione del feto», ha scritto il giudice nelle motivazioni della sentenza.


Bryan e un dramma che riporta alla memoria altri casi

Il caso di Bryan ricorda la vicenda di Elena, nata nel 2003 con gravi problemi psicofisici all’ospedale Maggiore di Parma e scomparsa a soli quattro anni. In entrambi i casi, il ginecologo privato T.B., che opera in un piccolo centro della provincia, aveva seguito le gravidanze delle madri.

Il giudice ha sottolineato come «la mancata diagnosi della malformazione del feto durante la gravidanza e la sua scoperta al momento della nascita abbiano drammaticamente fatto andare in pezzi l’immagine che la donna si era creata e sognata nei nove mesi precedenti».


La replica dell’AUSL di Parma: responsabilità esclusivamente privata

L’AUSL di Parma ha chiarito che nessuno dei professionisti delle strutture pubbliche coinvolte nella vicenda è responsabile: «La sentenza del 26 agosto scorso ha rigettato integralmente la domanda di risarcimento proposta contro l’Azienda USL di Parma e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria, riconoscendo la totale assenza di responsabilità da parte dei sanitari delle strutture pubbliche. La responsabilità è stata accertata esclusivamente a carico del ginecologo privato».


Un caso di malasanità dal forte impatto emotivo

Questa vicenda evidenzia come errori diagnostici durante la gravidanza possano avere conseguenze drammatiche, sia per il bambino sia per l’intera famiglia. La condanna del ginecologo privato rappresenta un importante precedente legale, confermando la necessità di una scrupolosa attenzione nelle diagnosi prenatali e dei diritti dei genitori a ricevere informazioni corrette e tempestive.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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