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Chico Forti, il via libera del Tribunale di Sorveglianza di Venezia

Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha accolto la richiesta presentata dai legali di Chico Forti, concedendogli la possibilità di svolgere attività lavorative all’esterno del carcere di Verona. La decisione arriva dopo un precedente diniego e rappresenta un passaggio significativo nel percorso penitenziario dell’uomo, condannato all’ergastolo negli Stati Uniti nel 2000 per l’omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike.

Secondo quanto riportato da Il Gazzettino, Forti potrà ora frequentare un corso di formazione professionale per pizzaioli, svolgere attività di volontariato a favore degli anziani e insegnare windsurf a persone con disabilità. Le attività rientrano nel quadro previsto dall’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, che consente ai detenuti di accedere a percorsi lavorativi esterni come strumento di reinserimento sociale.


Il percorso giudiziario e il precedente diniego

La decisione arriva dopo un primo rigetto, avvenuto lo scorso settembre, quando il Tribunale di Sorveglianza aveva negato la libertà condizionale. In quell’occasione, i giudici avevano evidenziato la mancanza di “sentimenti di colpa o di dispiacere” nei confronti della vittima e dei familiari, oltre all’assenza di un risarcimento, anche parziale, per il danno arrecato.

Nonostante ciò, l’istanza presentata successivamente dalla direzione del carcere è stata valutata in modo differente, riconoscendo la possibilità per Forti di intraprendere un percorso graduale di reinserimento sociale, pur rimanendo formalmente detenuto.


Le attività autorizzate: lavoro, formazione e volontariato

Nel dettaglio, Chico Forti potrà:

  • frequentare un corso di formazione professionale per pizzaioli;
  • svolgere attività di volontariato a favore di persone anziane;
  • insegnare windsurf a persone con disabilità.

Attività che, secondo quanto emerso, rientrano nei programmi trattamentali previsti per i detenuti che dimostrano condotta regolare e capacità di reinserimento sociale.


La posizione della famiglia: “Un primo passo, ma la battaglia continua”

A commentare la decisione è stato anche Gianni Forti, zio di Chico, che ha ribadito come si tratti di un passo avanti ma non risolutivo. «Purtroppo – ha dichiarato – i tempi della giustizia sembrano non finire mai. Dopo 28 anni di carcere per un delitto che riteniamo non abbia mai commesso, attendiamo ancora una piena revisione del caso».

La famiglia ha confermato di aver presentato ricorso in Cassazione contro il diniego della libertà condizionale, con l’udienza prevista nei prossimi mesi. «Speriamo che il 2026 possa finalmente mettere fine a un incubo che dura da troppo tempo», ha aggiunto Gianni Forti.


Un caso che continua a dividere

La vicenda di Chico Forti continua a suscitare un ampio dibattito pubblico e giudiziario, tra chi sostiene la necessità di una revisione del processo e chi ritiene definitiva la condanna emessa negli Stati Uniti. Nel frattempo, il via libera al lavoro esterno segna un passaggio importante, ma non conclusivo, nel lungo percorso giudiziario dell’ex produttore trentino.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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