La decisione del tribunale
Il Tribunale di sorveglianza di Verona ha respinto l’istanza di libertà condizionale presentata da Chico Forti, 66 anni, condannato all’ergastolo negli Stati Uniti nel 2000 per l’omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike.
Forti, estradato in Italia nel 2024 dopo una lunga battaglia diplomatica, è detenuto da circa sedici mesi nel carcere di Montorio a Verona. La decisione ha lasciato l’amarezza nei familiari e nella difesa, che ha annunciato ricorso in Cassazione.
La reazione dei familiari
«Dopo 27 anni di carcere, ci speravamo», ha dichiarato Gianni Forti, zio dell’imprenditore. Secondo i parenti, l’uomo ha avuto una condotta «irreprensibile» e, sulla base della legge italiana, avrebbe i requisiti per beneficiare della misura.
L’avvocato Carlo Dalla Vedova, tra i difensori di Forti, ha confermato l’intenzione di impugnare il provvedimento.
Un detenuto modello e i permessi
Durante la sua permanenza a Montorio, Forti ha goduto di alcuni permessi speciali per poter rivedere la madre e i parenti a Trento. La sua condotta, riferiscono i familiari, è stata sempre rispettosa delle regole carcerarie.
Nei mesi scorsi il nome di Forti era finito in un’inchiesta che ipotizzava un suo presunto contatto con un detenuto vicino alla ’Ndrangheta, per discutere di questioni legate ad alcuni giornalisti. Le indagini, tuttavia, non hanno portato a conseguenze concrete.
La vicenda giudiziaria di Forti continua a dividere l’opinione pubblica, tra chi lo considera vittima di un errore giudiziario e chi, invece, ribadisce la solidità della condanna.