Un uomo di 82 anni ha ucciso la moglie a LecceUn uomo di 82 anni ha ucciso la moglie a Lecce

Un nuovo tragico caso di femminicidio scuote la città di Lecce. Questa mattina, intorno alle 12:20, in via Bernardino Bonifacio, nel quartiere San Pio, un uomo di 82 anni ha ucciso la moglie con un colpo di pistola alla testa. La vittima è Amalia Quarta, 84 anni. A premere il grilletto è stato il marito, Luigi Quarta, che ha successivamente chiamato il 118, confessando il gesto: “Venite, ho ucciso mia moglie”.

Il delitto nella camera da letto

Il femminicidio è avvenuto all’interno dell’abitazione della coppia, una villetta al civico 35 di via Bonifacio. L’uomo avrebbe sparato un solo colpo, con una pistola calibro 38 regolarmente detenuta, colpendo la donna alla testa mentre si trovava nella camera da letto. I sanitari del 118, accorsi rapidamente sul posto, non hanno potuto far altro che constatare il decesso della donna. Luigi Quarta è stato fermato dai carabinieri e condotto in caserma per l’interrogatorio.

Le indagini

Sul luogo della tragedia sono intervenuti i carabinieri del Nucleo Radiomobile e del Nucleo Investigativo della compagnia di Lecce, oltre al pubblico ministero di turno, Alessandro Prontera. Le indagini sono ora concentrate sulla ricostruzione della dinamica dell’accaduto e sulle motivazioni che hanno spinto l’uomo a compiere un gesto così estremo. Secondo una prima ipotesi, il delitto potrebbe essere maturato al culmine di una lite.

Una coppia insospettabile

Il quartiere è sotto shock. I vicini raccontano di una coppia tranquilla, riservata, “persone perbene” – sottolineano in molti – “mai un litigio, mai un segnale di tensione”. Proprio questo aspetto rende ancora più difficile comprendere le cause profonde del gesto. Luigi Quarta è ora in stato di fermo, in attesa delle decisioni della magistratura.

Il contesto

Il femminicidio di Lecce si aggiunge a una lunga lista di casi simili che continuano a insanguinare il nostro Paese. Secondo i dati del Viminale, in Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni, spesso all’interno delle mura domestiche, da persone di cui si fidavano. Questa tragedia riporta al centro del dibattito pubblico il tema della prevenzione e dell’ascolto delle situazioni di fragilità anche all’interno di contesti apparentemente sereni.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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