Licenziamenti a sorpresa e trauma professionale
Fabio Giomi, 62 anni, storico cassiere e delegato sindacale al supermercato Punto Pam della stazione di Siena, si è trovato improvvisamente senza lavoro dopo non aver superato il cosiddetto “test del finto cliente”. Durante il controllo, gli ispettori avevano nascosto cosmetici nel carrello della spesa e Giomi non li aveva rilevati. Un episodio che ha scosso profondamente il cassiere, abituato a test simili superati senza problemi in passato.
L’allontanamento non è solo un colpo alla carriera: per Giomi è un trauma personale, una ferita aperta che testimonia come il lavoro possa trasformarsi in un campo di trappole psicologiche. Il sindacalista ha dichiarato di sentirsi “molto provato dalla situazione”, e il caso ha subito attirato l’attenzione dei sindacati, pronti a chiedere un intervento parlamentare per chiarire i criteri dei test.
Il caso si allarga: Livorno sotto i riflettori
A Livorno, la situazione sembra replicarsi con altre due vicende emblematiche. Tommaso, con quasi trent’anni di servizio, avrebbero nascosto prodotti e creato provocazioni alla cassa per indurlo all’errore, denunciano i sindacati. Davide, con oltre vent’anni di anzianità, è stato invece perseguitato da contestazioni disciplinari ritenute dai sindacati infondate. Entrambi i casi descrivono un escalation costruita ad arte per giustificare licenziamenti, e mostrano come i controlli aziendali possano trasformarsi in strumenti di pressione psicologica.
La denuncia dei sindacati
I sindacati hanno subito reagito, denunciando pratiche vessatorie e un clima lavorativo inaccettabile. Massimiliano Fabozzi, segretario Filcams Cgil Siena, ha dichiarato: “I cassieri non sono poliziotti e non possono essere accusati di complicità se un cliente nasconde un prodotto. Questa pratica mette a rischio la loro dignità.”
Gennaro Strazzullo, segretario nazionale Uiltucs, aggiunge che il “test del carrello” della PAM non è conforme alle regole, non è mai stato concordato con i sindacati e crea disagio ai lavoratori. Il cassiere, sostiene Strazzullo, può segnalare anomalie, ma non è tenuto a controllare ogni singolo oggetto nascosto nei carrelli.
Un clima di tensione e incertezza
Questi episodi non riguardano solo la perdita di lavoro, ma un vero e proprio stress psicologico sul personale. La pressione costante, le trappole studiate, il rischio di essere licenziati in maniera ingiustificata mettono in evidenza come l’azienda abbia trasformato un controllo commerciale in una fonte di terrore quotidiano. La situazione resta in bilico, in attesa dell’incontro tra sindacati e azienda a Roma, che potrebbe definire nuovi criteri e tutele per i lavoratori.

