Pubblicate le motivazioni della sentenza
Nelle 59 pagine di motivazioni depositate a fine giugno, i giudici della Corte d’Assise d’appello di Milano hanno confermato l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello, ma con un punto decisivo: l’esclusione dell’aggravante della premeditazione. Una decisione che ha suscitato rabbia e dolore nella famiglia di Giulia Tramontano, la giovane di 29 anni incinta di sette mesi uccisa con 37 coltellate a Senago il 27 maggio 2023.
Secondo la Corte, non vi sono elementi sufficienti per affermare che l’omicidio sia stato pianificato con largo anticipo.
L’avvelenamento con il topicida: aborto, non omicidio
Dalle indagini è emerso che già nel dicembre 2022 Impagnatiello aveva iniziato a somministrare a Giulia veleno per topi sciolto nelle bevande, oltre ad aver cercato online “quanto veleno serve per uccidere una donna”. Tuttavia, per i giudici, lo scopo non era l’uccisione della compagna, ma il tentativo di provocarle un aborto spontaneo, eliminando quello che lui definiva “il problema”: il figlio che Giulia portava in grembo.
La ricostruzione del delitto
Il pomeriggio del 27 maggio 2023 rappresenta il momento cruciale. Impagnatiello capì di essere stato smascherato dalle due donne con cui intratteneva relazioni parallele. Giulia e l’altra ragazza si erano incontrate, condividendo dubbi e sospetti.
Verso le 17 l’uomo lasciò l’Armani Hotel di Milano, dove lavorava come barman, e tornò a casa in motorino. Alle 19, quando Giulia Tramontano rientrò, fu colpita con 37 fendenti, undici dei quali mentre era ancora viva, consapevole che con lei sarebbe morto anche il piccolo Thiago.
Perché non è stata riconosciuta la premeditazione
La Corte ha spiegato che l’intervallo temporale troppo breve tra il momento in cui Impagnatiello comprese di essere smascherato e l’omicidio non consente di parlare di una deliberazione coltivata nel tempo. Aspettare Giulia a casa, secondo i giudici, rientra in “azioni neutre” che non configurano un vero agguato.
Il delitto, quindi, sarebbe maturato in poche ore, spinto dalla “furia rabbiosa” dell’uomo per l’umiliazione subita davanti a chi rappresentava, ai suoi occhi, la sua immagine pubblica.
Le reazioni della famiglia Tramontano
La sorella Chiara Tramontano aveva commentato sui social:
“L’ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato come uccidere una donna. Poi l’ha colpita 37 volte. Per lo Stato non è premeditazione. Vergogna”.
Un grido che sintetizza la frattura tra la percezione pubblica del caso e le logiche tecnico-giuridiche applicate in sentenza.
Possibili sviluppi: Cassazione e nuove valutazioni
La Procura generale sta valutando un ricorso in Cassazione contro la decisione sull’esclusione della premeditazione. La difesa, al contrario, mira a ottenere l’annullamento anche delle aggravanti della crudeltà e del vincolo di convivenza.
Il caso resta dunque aperto sul piano giuridico, ma il dramma umano è scolpito: Giulia e il piccolo Thiago non ci sono più, e la famiglia attende ancora giustizia piena.