A sinistra Bonnie Blue a Bali, la star per adulti nei guai in IndonesiaA sinistra Bonnie Blue a Bali, la star per adulti nei guai in Indonesia

La star dei contenuti per adulti fermata durante un tour sull’isola: ora è in cella in attesa di interrogatorio

La star del cinema per adulti Bonnie Blue, 26 anni, arrestata la scorsa settimana a Bali, potrebbe affrontare una condanna fino a 12–15 anni di carcere secondo la severissima legge indonesiana sulla pornografia. La modella, il cui nome reale è Tia Billinger, è stata fermata insieme a 17 uomini tra i 19 e i 40 anni nel corso di un’operazione condotta dalle autorità dell’isola, che contestano la produzione di materiale vietato durante un tour organizzato per girare contenuti per adulti.

Secondo l’esperto di immigrazione Philo Dellano, intervistato da News.com.au, la giovane potrebbe non solo affrontare un processo, ma anche essere trattenuta in una prigione indonesiana “molto dura” fino all’inizio del prossimo anno. Non è esclusa, tuttavia, la possibilità di una rapida espulsione, sempre che non intervengano – come dice l’esperto – “forze politiche o amministrative” a rallentare la procedura.

Dellano sottolinea infatti che, data la risonanza mediatica del caso, le autorità potrebbero decidere di lasciar “raffreddare” l’attenzione prima di procedere con una soluzione più rapida.

Le accuse: distribuzione di contenuti per adulti e possibili violazioni elettroniche, spunta un video

L’arresto è avvenuto il 5 dicembre durante un’irruzione in una villa a Pererenan, dove sarebbero stati trovati anche quindici cittadini australiani e due britannici. Bonnie Blue sarà interrogata insieme ad altri tre indagati.

La legge indonesiana sulla pornografia del 2008 prevede pene fino a 12 anni e sanzioni che possono arrivare a 280.000 sterline. Ma la giovane potrebbe rispondere anche alla legge ITE, che riguarda la distribuzione elettronica di materiali considerati illegali nel Paese, aprendo a pene fino a 12 anni aggiuntivi e multe che superano le 500.000 sterline.

Le stesse accuse potrebbero coinvolgere i due uomini britannici di 27 anni che avrebbero avuto il ruolo di videografi durante le riprese. Inoltre la polizia di Badung ha dichiarato a detikBali di aver trovato un “video privato contenente contenuti sessuali sul telefono di uno degli accusati” durante le indagini. Tuttavia, il contenuto non è stato condiviso con altre parti, quindi non è stato ritenuto un reato. È stato poi confermato che uno dei tre uomini attualmente interrogati dagli ufficiali dell’immigrazione indonesiani è un noto comico australiano.

La soffiata: “Ecco perché l’ho denunciata”

A rendere ancora più complesso il quadro è il racconto di un espatriato che vive a Bali e che, in anonimato, ha dichiarato di essere stato lui a contattare la polizia. L’uomo sostiene di aver seguito per giorni gli spostamenti della modella e del gruppo che l’accompagnava.

«Non ho esitato un secondo quando ho capito cosa stava succedendo» ha raccontato a News.com.au. «L’abbiamo semplicemente seguita durante il suo tour. Le autorità all’inizio non riuscivano nemmeno a capire l’entità di quello che stavamo segnalando.»

L’uomo ha spiegato che la polizia, inizialmente confusa, ha compreso la gravità della situazione solo dopo essere stata informata del fatto che un gruppo di circa venti persone era coinvolto nella produzione di contenuti illeciti destinati a una diffusione globale.

Dopo l’allarme, sono stati inviati agenti sotto copertura, che hanno confermato le attività sospette prima di procedere agli arresti.

Un processo tutt’altro che semplice

Nonostante la durezza delle leggi indonesiane, ottenere una condanna potrebbe non essere facile. Il whistleblower ha infatti raccontato che gli agenti sono arrivati “poco prima” che venissero effettuate nuove riprese, elemento che potrebbe complicare la raccolta delle prove.

«La polizia avrebbe dovuto coglierla sul fatto, con le telecamere accese. Ma sono arrivati un attimo prima» – ha spiegato la fonte.

La star continua intanto a essere detenuta e, secondo diversi esperti, rimarrà in Indonesia almeno fino ai primi mesi del prossimo anno, salvo improvvise accelerazioni diplomatiche o decisioni politiche.

La vicenda ha attirato l’attenzione internazionale per la severità delle leggi indonesiane e per le condizioni estreme di alcune carceri dell’arcipelago, definite dagli osservatori “infernali” per sovraffollamento e mancanza di standard igienici.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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