Un patrimonio Rai ben oltre l’Ariston
Alla presentazione dei palinsesti 2025‑2026 tenutasi a Napoli, l’amministratore delegato Rai Giampaolo Rossi ha ribadito con forza un concetto chiave: “Il Festival di Sanremo è il Festival della Rai”. Secondo Rossi, senza il know-how, le risorse e l’esperienza produttiva dell’azienda di servizio pubblico, non sarebbe possibile allestire un evento così complesso e prestigioso. Un messaggio rivolto sia al mercato italiano sia agli altri broadcaster europei: la Rai rimane unica per creatività organizzativa e capacità adattiva ai vincoli logistici del Teatro Ariston.
Restano unici nel bando: il monopolio “di fatto” della Rai
Il bando emesso dal Comune di Sanremo ha visto solo la Rai tra i broadcaster partecipanti, segno del ruolo quasi esclusivo dell’azienda nell’organizzazione del Festival . Rossi si è detto fiducioso: “Attendiamo l’esito, ma stiamo già lavorando.” È un’attestazione di forza, segno che anche l’amministrazione comunale riconosce l’unicità della Rai nel portare avanti un simposio musicale così complesso.
Ritardo strategico: post Olimpiadi e nuovo format
Sanremo 2026 sarà posticipato a data ancora da destinarsi: l’evento slitterà rispetto al consueto calendario invernale per non sovrapporsi alle Olimpiadi Invernali di Milano‑Cortina. “Andrà leggermente più tardi”, ha precisato Rossi . Una scelta organizzativa che riflette ambizione e flessibilità, considerando che la macchina produttiva ha già preso il via in vista della nuova edizione: casting, regolamento e tutti i passaggi editoriali sono già nei piani per garantire efficienza e qualità.
H2 (SEO): Carlo Conti al timone, una garanzia d’esperienza
Carlo Conti è già operativo: coinvolto nell’organizzazione editoriale e nella ridefinizione delle regole del Festival . La sua esperienza, testata nelle edizioni precedenti (2015‑2017), viene considerata preziosa per mantenere equilibrio tra intrattenimento, gara musicale e narrazione televisiva. La scelta dell’ex-conduttore conferma una continuità rassicurante per il pubblico e per l’industria musicale italiana.
“Ovunque, ma sarà Rai Festival”
In un passaggio netto, Rossi ha dichiarato: “Se non dovesse essere Sanremo, la Rai farà lo show ugualmente, perché ha la macchina produttiva per realizzarlo ovunque” . È un messaggio sia di sicurezza che di provocazione: la Rai ha pianificato un Festival alternativo in caso di imprevisti, ma rimane convinta che lo scenario più naturale resta il Teatro Ariston. Sottolinea un ruolo centrale nel panorama culturale autunnale e invernale.
Significato strategico e culturale oltre l’intrattenimento
Per Rossi, il Festival di Sanremo non è solo un programma storicamente legato alla musica: è un simbolo dell’identità Rai e della sua capacità produttiva su scala internazionale . In un’epoca di frammentazione del panorama televisivo, Sanremo resta un momento unitario per famiglie, imprese e comparto musicale, capace di catalizzare l’attenzione del Paese.
L’Italia e l’Europa guardano a Rai come punto di riferimento
Nell’esternazione di Rossi emerge anche un elemento di orgoglio europeo: non esistono altri broadcaster in Europa con la capacità di replicare ogni anno una macchina complessa come il Festival, con scenografie reduci da studi televisivi normali e un allestimento tecnico limitato all’Ariston . È un segno di eccellenza, frutto di storia, saper fare e passione artigianale.
Sanremo come spettacolo, identità e servizio pubblico
Il Festival di Sanremo 2026 si prospetta come evento altamente simbolico: non solo una gara musicale, ma un messaggio di forza, sapienza produttiva e servizio pubblico. Con la data slittata, la conferma di Carlo Conti e l’organizzazione già in moto, la Rai lancia un segnale di continuità e affidabilità. E, se necessario, sarà pronta a sperimentare nuove vie: «il Festival Rai» potrà andare avanti, dentro o fuori Sanremo.