L’Italia, oggi, si racconta più attraverso i rimpianti che attraverso i risultati. In campo come in politica. La retorica del talento non più accompagnato da metodo ha lasciato posto all’improvvisazione sistemica. E il futuro, se non progettato, non è un tempo a venire: è un vuoto che si prolunga.
Nazionali giovanili in crescita ma senza una regia federale
Nel cuore di Coverciano, luogo un tempo sacro per la formazione del pensiero tattico italiano, si muove oggi un’eco. È il rumore del vuoto. Non quello dell’assenza di talento, ma quello della mancanza di una visione. Mentre il 2030 si profila come nuovo orizzonte per la rinascita del calcio azzurro, la realtà parla chiaro: senza una struttura, ogni generazione rischia di essere soltanto un elenco di nomi.
L’ultima grande stagione della Nazionale Under 21 si chiuse nel 2004. Da allora, il sistema che portò al trionfo di Berlino 2006 si è dissolto in una burocrazia senza memoria. Luciano Spalletti, ultimo commissario tecnico, ha lasciato la panchina in silenzio, dopo 24 partite – 11 vittorie, 6 pareggi, 7 sconfitte – e nessun segno tangibile di progetto. “La maglia deve bruciare se non la si veste bene”, ha detto prima di uscire di scena. Ma le sue parole sono risuonate nel vuoto.
Talenti senza… bussola
Nel frattempo, i settori giovanili producono. Giovani come Benit Borasio, difensore del 2008 cresciuto nella Juventus, mostrano una maturità precoce e una consapevolezza identitaria rara. E come lui ce ne sono altri: Matteo Colombo (Atalanta), Samuel Beldenti (Brescia), Christian Stefani (Cremonese), Leonardo Rodella (Southampton). Una mappa di talento senza bussola. Non esiste un piano federale pluriennale, nessun protocollo tra giovanili e Nazionale maggiore, nessuna commissione tecnica a orientare la transizione.
A Coverciano, undici attaccanti classe 2007-2008 rappresentano il volto più giovane di una generazione sospesa. Ma “la mappa non è un piano”, come recita uno degli appunti federali rimasti lettera morta. Il sistema si frantuma nella frammentazione: i club operano in autonomia, la Federazione non orchestra. Ogni nome, ogni potenziale, resta tale, privo di forma, inchiodato all’anarchia delle iniziative isolate.
Il quadro si completa con le cifre del declino. La Nazionale ha fallito due qualificazioni mondiali consecutive. Alle qualificazioni per Euro 2024 ha superato il turno, ma l’uscita agli ottavi contro la Svizzera ha sigillato l’ennesima delusione. Neppure la Nations League, tra qualche lampo e molte ombre, ha offerto risposte. Nessuna idea unificante, nessuna struttura condivisa. Solo rotazioni continue – oltre 50 giocatori chiamati – e un’identità mai trovata.
Con Gattuso ct arrivano Zambrotta e Perrotta, Prandelli dt
Gravina si affida ai campioni del mondo 2006. Gabriele Gravina e Gattuso si sono sentiti, non sembrano esserci ostacoli e in Figc si lavora per chiudere la trattativa e annunciare il nuovo commissario tecnico nei primi giorni della prossima settimana: lunedì 16 potrebbe essere la data giusta, ma se si riuscisse ad anticipare tutto nel week-end o se ci dovesse essere uno slittamento a martedì, la sostanza non cambierebbe. Si lavora anche per tutto il contorno.
Per allargare il Club Italia, magari con altri due campioni del mondo come Zambrotta e Perrotta, ma anche per il futuro del calcio italiano, per dare ai vivai un nuovo impulso, un coordinatore che ha una sua idea su come far crescere chi il talento ce l’ha già e avrebbe bisogno di coltivarlo con nozioni tecniche e non per forza tattiche. Cesare Prandelli su questo argomento (così come altri, uno su tutti Massimiliano Allegri) ha spesso insistito. Toccherà a lui il ruolo di responsabile tecnico per lo sviluppo dei vivai e magari insieme al ct vice-campione d’Europa nel 2012, potrebbe esserci qualche altro ex simbolo azzurro.