Catherine Birmingham e Nathan Trevallion hanno scelto di vivere nei boschi di VastoCatherine Birmingham e Nathan Trevallion hanno scelto di vivere nei boschi di Vasto

La decisione della Corte d’Appello: figli restano in casa famiglia

La Corte d’Appello dell’Aquila ha respinto il reclamo presentato dai legali di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, confermando l’ordinanza del Tribunale per i Minorenni che aveva disposto la sospensione della responsabilità genitoriale e il collocamento dei tre figli minori in una casa famiglia a Vasto. La decisione lascia invariato il quadro già delineato lo scorso 20 novembre, quando i bambini erano stati trasferiti da Palmoli, in provincia di Chieti, alla struttura protetta. Per la cosiddetta “famiglia nel bosco”, dunque, nessun ritorno a casa nemmeno durante le festività natalizie.


La madre può vedere i figli, ma solo in orari stabiliti

All’interno della casa famiglia è presente anche la madre, che può trascorrere con i bambini alcuni momenti della giornata, secondo modalità e tempi stabiliti dai servizi sociali. Una presenza parziale che, secondo la difesa, non può compensare l’impatto emotivo dell’allontanamento, soprattutto in un periodo delicato come quello natalizio. Resta invece esclusa, almeno per ora, la possibilità di un rientro dei minori nell’abitazione di Palmoli.


Il tentativo dei genitori: scuola, vaccini e casa adeguata

Nei giorni precedenti alla decisione, gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas avevano depositato alla Corte d’Appello memorie e documenti volti a dimostrare un cambio di atteggiamento della coppia anglo-australiana. La famiglia si sarebbe detta pronta ad adeguare la casa, a iscrivere i figli a scuola e a completare il percorso vaccinale. Elementi che, tuttavia, non sono stati ritenuti sufficienti a superare le motivazioni alla base dell’ordinanza originaria.


Il nodo dell’istruzione e della socializzazione

Secondo quanto emerso, al centro della valutazione dei giudici resta il tema della socializzazione e dell’istruzione. La tutrice dei minori, Maria Luisa Palladino, ha riferito che i bambini presenterebbero gravi lacune scolastiche: “Non sanno leggere, stanno imparando ora l’alfabeto”, mentre la più grande, di otto anni, “sa scrivere il suo nome solo sotto dettatura”. Un quadro che smentisce precedenti certificazioni di una scuola di Brescia, che avevano attestato un livello di istruzione più avanzato, alimentando polemiche e interrogativi.


Il procedimento non è chiuso: la palla torna al Tribunale dei Minori

La Corte d’Appello, come sottolineato dalla difesa, non è entrata nel merito dei miglioramenti più recenti della famiglia, limitandosi a verificare la correttezza formale dell’ordinanza al momento della sua adozione. Sarà quindi il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, dopo l’udienza del 4 dicembre scorso, a valutare eventuali passi avanti e a decidere se e quando rivedere la misura. Intanto si valuta almeno una possibile deroga per consentire ai genitori di trascorrere il giorno di Natale insieme ai figli all’interno della struttura.


Salvini all’attacco: “Vergogna, i bambini non sono dello Stato”

La decisione ha immediatamente acceso il fronte politico. Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, ha commentato duramente su X: “Per questi giudici una sola parola: vergogna. I bambini non sono proprietà dello Stato, devono crescere con l’amore di mamma e papà”. Un attacco frontale che rilancia il tema dei limiti dell’intervento statale nelle scelte educative delle famiglie.


Roccella: “Allontanamenti solo come extrema ratio”

Sulla stessa linea, ma con toni più istituzionali, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella. In un post su Facebook ha parlato di una decisione che solleva interrogativi profondi: “Non si capisce cosa c’entri lo stile di vita con una misura così drastica. Gli allontanamenti devono essere un’extrema ratio, di fronte a pericoli vitali immediati”. La ministra ha denunciato il rischio di una “deriva ideologica” e di un “arroccamento corporativo”, promettendo un impegno per cambiare il sistema nel superiore interesse dei minori.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

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