La madre di Pamela Genini: ‘Deve pagare’
Il dolore di una madre risuona come un urlo.
“Per tutto quello che ha fatto a mia figlia, deve pagare. L’ha fatta soffrire tanto”, ha detto Una, la madre di Pamela Genini, ai microfoni del TGR Lombardia, con la voce rotta ma ferma. “Non mostra nulla, era sempre serena e tranquilla. Non ha mai parlato dei suoi problemi, purtroppo. Avremmo reagito. Sognava di vivere la vita che ora le hanno tolto”. Anche la donna era nel mirino di Soncin. “Questa cosa l’ho saputa solo adesso”.
Una frase che restituisce tutto il senso di impotenza e rabbia per una morte che poteva essere evitata.
L’omicidio del 14 ottobre: una storia di paura e disperazione
È la sera del 14 ottobre 2025, Milano è immersa in una calma apparente.
Nel suo appartamento di via Iglesias, nel quartiere sud-ovest della città, Pamela Genini, 29 anni, è al telefono con l’ex fidanzato, Francesco, con il quale è rimasta in buoni rapporti e che ha deciso di prendersi cura della cagnolina Bianca. È spaventata, sente che qualcosa non va.
Alle 21.52, scrive l’ultimo messaggio:
“Teso, che faccio?”.
Sei minuti prima aveva digitato:
“Questo è matto completamente, non so che fare”.
Pochi istanti dopo, Gianluca Soncin, 52 anni, il suo ex compagno, fa irruzione nell’abitazione con una copia delle chiavi fatta di nascosto. La colpisce con almeno 24 coltellate, in un impeto di violenza che chiude nel sangue una relazione segnata da controllo e minacce.
L’interrogatorio di Gianluca Soncin
Nell’interrogatorio davanti alla pm Alessia Menegazzo e agli investigatori della Polizia, Soncin si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Nel verbale, l’uomo dichiara di lavorare “presso l’azienda di mio padre ad Arzignano (Vicenza), che si occupa di lavorazione di pellame”, ma non ricorda il nome.
Ha indicato come residenza quella di Cervia, ma come “dimora sino alla data del 14 ottobre” l’abitazione di Pamela a Milano, teatro dell’omicidio.
Celibe, con diploma di ragioneria, e con una condanna precedente per reati fiscali, Soncin avrebbe agito in preda a una furia cieca, alimentata dalla fine della relazione.
I rilievi della Polizia e gli elementi emersi
Nell’auto del 52enne, parcheggiata poco distante, gli agenti hanno trovato un altro coltello, simile a quello utilizzato per uccidere, psicofarmaci e tre carte di credito Revolut.
Nel portafoglio di Pamela, invece, c’erano 1.725 euro in contanti.
Ogni dettaglio è stato messo agli atti nell’annotazione ufficiale della Polizia Scientifica, che nei prossimi giorni dovrà ricostruire la sequenza esatta dei movimenti dell’uomo e verificare l’eventuale premeditazione.
L’indagine e i prossimi passi
Gli inquirenti stanno ora scandagliando la vita e gli affari di Soncin, alla ricerca di legami economici e relazioni che possano aver pesato sul suo equilibrio mentale.
La Procura di Milano ha ipotizzato l’accusa di omicidio pluriaggravato, con le aggravanti di crudeltà e premeditazione.
Gli investigatori ritengono che Soncin avesse preparato l’irruzione, approfittando delle chiavi duplicate e dei momenti di solitudine della vittima.
Un amore malato e un addio annunciato
Pamela aveva deciso di interrompere definitivamente la relazione con Soncin pochi giorni prima.
Lo aveva confidato ad amici e familiari, dicendo di “voler riprendersi la propria libertà”.
Nelle chat con l’amico — quello che quella sera era al telefono con lei — emergono paura e ansia crescente: “Ho paura… ti rendi conto cosa ha fatto?”.
Quando il suo amico ha chiamato la polizia, era già troppo tardi.
“Stanno arrivando, li ho chiamati. Apri sotto, sono giù la polizia”, scriveva lui.
Ma Pamela non ha più risposto.
Un femminicidio che scuote Milano
Il delitto di Pamela Genini si aggiunge alla tragica lista di femminicidi che da inizio anno attraversano l’Italia.
La città di Milano è sotto choc. In via Iglesias, davanti al civico teatro della tragedia, i vicini hanno deposto fiori e biglietti: “Pamela, ti hanno tolto la vita ma non il sorriso. Giustizia per te.”