‘Io sarei la scomparsa?’, Sofia Napolitano interviene con un video sui social
Torino si era mobilitata per lei: familiari, amici, vicini di casa e perfino il presidente della Circoscrizione 2, Luca Rolandi, avevano espresso preoccupazione per la scomparsa di Sofia Napolitano, studentessa universitaria di 20 anni residente a Mirafiori. La madre, Patrizia Pignalosa, aveva denunciato la sparizione dopo due giorni senza notizie della figlia.
Secondo la ricostruzione dei genitori, la ragazza era uscita con la scusa di accompagnare un’amica a un esame e non aveva più fatto ritorno. La famiglia sospettava un allontanamento volontario con Dwight, il fidanzato colombiano conosciuto tramite una chat nell’ottobre scorso.
La madre e lo zio Paolo avevano anche lanciato appelli accorati sui social, mentre la trasmissione “Chi l’ha visto?” di Rai 3 si stava preparando a occuparsi del caso.
@_duayt Sono Sofia Napolitano, il mio telefono è morto, volevo dare questa sollecitazione a tutte le persone che si sono preoccupate per me in questi giorni, va tutto bene 🙂 @La Repubblica @Il Messaggero @RaiPlay ♬ sonido original – Duayt
Il video sui social
La svolta è arrivata con un video diffuso su diverse piattaforme dalla stessa Sofia. “Io sono la persona scomparsa – esordisce –. Volevo fare questo video per precisare che sto bene, sono tranquilla e non mi sta succedendo niente”.
La giovane appare rilassata e parla accanto al fidanzato, smentendo le ipotesi di una relazione recente o improvvisata: “Ci conosciamo da più di un anno, non da pochi mesi come è stato detto. Purtroppo la mia famiglia non ha mai visto di buon occhio questa unione e ha cercato di ostacolarci fin dal primo giorno”.
L’attacco alla famiglia
Il videomessaggio si trasforma in una denuncia personale contro i genitori. Sofia racconta di “litigi pesanti” in casa, di episodi di maltrattamento “fisico e psicologico” a cui il fidanzato avrebbe assistito telefonicamente.
La studentessa spiega di aver lasciato una lettera ai genitori prima di andare via: “Non me ne sono andata senza dire nulla. Ho spiegato le motivazioni e che l’allontanamento non sarebbe stato per sempre”.
Poi l’accusa più grave: “La mia famiglia mi ha tolto tutti i documenti – passaporto, carta d’identità, tessera sanitaria – oltre al cellulare e al computer che usavo anche per studiare. Ho dovuto imparare il numero di telefono del mio ragazzo a memoria per chiamarlo dal telefono fisso quando ero sola”.
“Una scelta consapevole”
Sofia ribadisce di non essere vittima di alcun raggiro: “Ho 20 anni e sono più che maggiorenne. Se ho preso questa decisione è perché in casa non vivevo una situazione semplice. La nostra relazione è stabile, lui non è un cattivo ragazzo, è un angelo”.
La ragazza racconta di non trovarsi più bene a Torino e di aver pensato anche a un futuro in Colombia con Dwight: “Lui e la sua famiglia mi sostengono, vogliono aiutarmi a trovare un lavoro e vivere una nuova esperienza. In università non stava andando bene e non mi sentivo più a mio agio in città”.
Le versioni a confronto
La famiglia fornisce una ricostruzione diversa. Secondo i genitori, Dwight sarebbe arrivato in Italia a maggio con un visto turistico e avrebbe alle spalle una vita movimentata tra Colombia, Polonia e Spagna. La stessa amica che li aveva fatti conoscere avrebbe poi litigato con lui.
Per timore che Sofia fuggisse all’estero di nascosto, i genitori avevano deciso di toglierle i documenti. Circa dieci giorni prima della denuncia, la ragazza aveva rassicurato i familiari che non avrebbe più visto il giovane.
La comunità divisa
La vicenda ha spaccato l’opinione pubblica tra chi sostiene l’autodeterminazione della ventenne e chi invece teme che possa trovarsi in una situazione fragile, senza le adeguate tutele.
Il quartiere di Mirafiori resta col fiato sospeso. L’episodio ha mostrato ancora una volta quanto possa essere complesso il confine tra libertà individuale, conflitti familiari e timori per la sicurezza dei giovani.