Aida YespicaAida Yespica

L’infanzia spezzata di Aida Yespica, il racconto a Le Iene

Quando Aida Yespica ha deciso di parlare a Le Iene nella puntata del 18 novembre, non si trattava di una semplice intervista: era la liberazione di un trauma che l’aveva segnata profondamente. La showgirl venezuelana ha raccontato di essere stata abusata da uno zio all’età di sette anni, un’esperienza che aveva rimosso per decenni. “In quel momento mi sono fermata, mi sono messa a piangere”, ha raccontato, descrivendo la riemersione improvvisa del dolore durante una conversazione con un’amica che aveva vissuto un abuso simile.

Il trauma infantile ha condizionato la sua vita intera, segnando la percezione del corpo, della fiducia e della sessualità. La bellezza, racconta Yespica, è stata spesso una lama a doppio taglio: “A volte è stata un vantaggio, ma molti se ne sono approfittati”.


Il rifugio nell’alcol

Per sopravvivere a quell’ombra, Aida ha trovato conforto nell’alcol. Solo così riusciva a vivere un’intimità senza il peso della paura. “Solo con il padre di mio figlio mi sono lasciata andare veramente senza l’alcol”, ha confessato, sottolineando come il rapporto con lui fosse l’unico luogo in cui sentirsi veramente al sicuro.

Questo rifugio, però, non ha risolto il trauma. Anzi, ne ha prolungato le conseguenze, influenzando la capacità di fidarsi degli uomini e di costruire relazioni sane. Yespica ha ammesso che la ferita è ancora aperta: “Ci sto ancora lavorando… è una ferita che ancora è aperta e mi dispiace perché purtroppo per uno pagano tutti”.


La terapia e il percorso di guarigione

Dopo anni di silenzio e rimozione, la showgirl ha intrapreso un percorso di terapia psicologica. Ogni giorno lavora sulle ferite del passato, cercando di trasformare il dolore in forza. “Ogni giorno curo le mie ferite che iniziano a guarire, anche se sono ancora aperte. Sento dentro di me il problema, anche se non è per colpa mia. Ma voglio essere anche la soluzione”, ha dichiarato.

Questa testimonianza non è solo personale: è un messaggio rivolto a chi ha vissuto abusi, affinché non resti in silenzio e trovi la forza di denunciare e di affrontare il trauma.


Il desiderio di una vita normale

Tra lacrime e confessioni, Aida rivela anche i suoi sogni di stabilità e famiglia. “Ce la sto mettendo tutta. Voglio creare una famiglia perché vorrei una bambina”, ha detto, mostrando il lato più vulnerabile e umano della sua storia.

Alla domanda su cosa direbbe alla se stessa bambina, risponde con una tenerezza struggente: “Mi stringerei. E le direi: stai tranquilla, ti proteggerò, non è colpa tua”. Parole che condensano il coraggio di chi, dopo anni di dolore, decide di prendersi cura di sé e del proprio futuro.


Una testimonianza di coraggio

La confessione di Aida Yespica non è soltanto un racconto di dolore: è una chiamata alla speranza e alla guarigione. Mostra che anche traumi profondi possono essere affrontati e che il coraggio di parlare può trasformarsi in liberazione.

La sua storia ricorda a tutti noi che nessuno è responsabile della violenza subita e che è possibile cercare aiuto e costruire una nuova vita. La bambina di sette anni che viveva nell’ombra, oggi, ha una voce: parla a cuore aperto, con coraggio e con speranza.

Di Redazione

Giuseppe D’Alto: classe 1972, giornalista professionista dall’ottobre 2001. Ha iniziato, spinto dalla passione per lo sport, la gavetta con il quotidiano Cronache del Mezzogiorno dal 1995 e per oltre 20 anni è stato uno dei punti di riferimento del quotidiano salernitano che ha lasciato nel 2016.Nel mezzo tante collaborazioni con quotidiani e periodici nazionali e locali. Oltre il calcio e gli altri sport, ha seguito per diversi anni la cronaca giudiziaria e quella locale non disdegnando le vicende di spettacolo e tv.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *