L’arrivo di Tilly Norwood
Non ha ancora recitato in un film, ma il suo nome è già sulla bocca di tutti. Si chiama Tilly Norwood ed è la prima attrice creata interamente con l’intelligenza artificiale, presentata durante un panel allo Zurich Summit, nell’ambito dello Zurich Film Festival.
Un personaggio virtuale, nato dall’idea della produttrice e attrice olandese Eline Van der Velden, che immagina per lei una carriera simile a quella di star come Scarlett Johansson o Natalie Portman.
Tra social e cinema
Tilly ha un profilo Instagram, un sito ufficiale e persino account su TikTok e YouTube. Online si presenta come un’aspirante attrice con base a Londra, fotografata in caffetterie o in set d’azione, proprio come una giovane interprete alle prime armi.
Durante il festival, si è già cimentata in una breve performance cinematografica, suscitando reazioni contrastanti: c’è chi la considera un’opera d’arte innovativa e chi, invece, la vede come un campanello d’allarme per il futuro degli attori in carne e ossa.
La protesta del sindacato attori
Non si è fatta attendere la replica del sindacato degli attori Sag-Aftra, che ha ribadito la sua posizione:
“La creatività deve rimanere umana. Siamo contrari alla sostituzione degli interpreti con entità sintetiche”.
Le polemiche sono state così forti da costringere Van der Velden a chiarire:
“Tilly non sostituisce gli esseri umani, è un’opera creativa, un nuovo pennello. Come l’animazione o la CGI, l’IA può aprire possibilità senza togliere nulla al live action”.
Un dibattito che divide
Il caso Tilly Norwood conferma come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando anche il mondo del cinema. Tra entusiasmo e timori, la discussione è aperta: sarà davvero una minaccia per gli attori oppure solo un nuovo strumento creativo al servizio delle storie?